Sunday, January 27, 2008

Diario indiano (II): se mai avro' un cane lo chiamero' Gaugain

Innanzitutto Goa non e' una citta', ma uno stato. Il piu' piccolo stato indiano per l'esatezza, un milione e mezzo di abitanti, costa occidentale dell'India centrale. Goa e' un gran pezzo di terra rossa, foreste di palme, mare da urlo, villaggi colorati, scoppiati di mezzo mondo. Zero smog e zero traffico per fortuna, la capitale e' poco piu' di un villaggio. Abbiamo scelto una spiaggia nel nord di Goa, si chiama Anjuna, tra Baga e Vagator. Dormiamo in una capanna tutta per noi sulla spiaggia, a trenta metri dal mare. Premesso che alba e tramonto sull'oceano sono gli spettacoli piu' belli che madre natura possa regalare, lasciatemi dire che la mucca che prende il sole "svaccata" in spiaggia con gli occhi socchiusi alle dieci di mattina si guadagna meritatamente il secondo posto. Le mucche in spiaggia. Signore mucche. Ogni tanto si alzano e vanno a sgranocchiare erba nel campo a poche decine di metri dal mare, oppure scambiano due chiacchiere con la vicina. E i cani. In spiaggia gli unici veri stranieri siamo noi occidentali. Tappezzata di cacca di mucca, noci di cocco e bucce d'ananas, la spiaggia e' color oro e a tratti nera, ricorda il tiramisu' e la mia voglia di cioccolata e crema. La terra e' rossa che sporca piedi e caviglie. Lo spettacolo maggiore le colline rocciose a strapiombo sull'oceano, creste di palme da cocco e paracadutisti occidentali. Il mare e' l'oceano, non un mare qualsiasi. Non puoi dire di aver fatto il bagno al mare se prima non lo fai in oceano. Mi dispiace per voi marchigiani tanto legati all'Adriatico. L'oceano signori e' altra cosa. Che sia in California, in Portogallo o in India l'oceano e' decisamente altra cosa. Impossibile nuotarvi, onde di due metri quando il mare e' calmo, trenta metri di bagnoasciuga, le onde tirano sassi e risucchiano tutto. Primo giorno, non vedo bagnanti (sara' per gli squali?! Naaaa....), azzardo un tuffo, perdo subito il cappello e non lo rivedro' mai piu', vengo sballottato qua e la', mi rituffo con piu' rabbia e con piu' rabbia vengo scaraventato in spiaggia, stavolta con un amo del milleseicento conficcato in una coscia, solo un po' di dolore, nulla di grave. Oggi mi e' andata meglio, schiena rigata e indice slogato. E' l'oceano. Non il mare. Turisti molti ma pensavo di piu'. Mi sorprende l'eta': non ventenni scoppiati ma quarantenni con figli, tatuaggi e rasta, vecchie bianche con le tette decrepite al vento e medaglioni penzolanti, bancarelle nelle giungle di tutto cio' che da noi si vende nei mercatini orientali, bimbe indiane che vendono braccialetti, uomini che offrono massaggi, giovani che vendono erba, fumo, lsd, cocaina ed ecstasi (dicono... in realta' la gente mi sembra totalmente rilassata, il cervello se l'era gia' bruciato decenni prima), coppiette omo, etero, transessuali, libero amore, libero sesso, libera liberta' annoiata. Troppi rasta e tutti in moto. Affittare una moto costa 3.5 euro al giorno ed e' l'unico mezzo che vedi in giro. Molte famiglie indiane in villeggiatura, ma mordi e fuggi, non credo si fermino a lungo, le ragazze sono sempre stravestite, si fanno il bagno con il sari e guardano con imbarazzo le coetanee occidentale in bikini o in top-less. Atmosfera molto rilassata, zero caos, zero affollamento, passeggiate in spiaggia, i bar e le guest house quasi vuote (strano, e' alta stagione!). Veniamo alla musica. Non che me ne intenda molto, ma Goa e' famosa per le "feste" sballone al ritmo di musiche techno quali goa, chill-out e trance. Effettivamente qua non si sente altro, mi viene da saltellare mentre raggiungo la spiaggia o mentre compro il gelato, la musica e' sparata tutto il giorno e la notte da negozi di musica e locali. Questo e' secondo me l'unico guaio: mi figuravo Goa come una grande, immensa isola di Kopangan (Thailandia meridionale) durante il Full Moon Party, ovvero un mega rave party in spiaggia con giovani di tutto il mondo a ballare e sballare tutta la notte in riva al mare. Qua invece i festoni sono privati, si fanno solo al chiuso in mega-disco o locali-ville. Non necessariamente roba da ricchi, ma comunque alla larga dal mare. Che poi dato che la musica te la sparano talmente alta che la ascolti anche se non vorresti, in spiaggia la "trance" arriva eccome e te ne potresti stare beato a ballare e sballare in spiaggia anche da solo, al buio sotto un cielo stellato da leccarsi barba e baffi. La povera piccola Yu si e' ammalata appena arrivati nella nostra capanna, febbre alta, mal di ossa, schiena e testa. L'ho imbottita di coperte e vestititi, medicine e succhi di frutta, ed e' rimasta a letto immobile per quarantotto ore. Nel frattempo io mi sono bevuto due libri, ustionato al sole, massacrato in oceano, rimpinzato di macedonie di frutta e ho fatto lunghe passeggiate mistiche nelle rosse colline di roccia e palme che sovrastano le varie baie. Impressionante il numero di crocifissi in pietra costuriti qua e la', ma anche templi indu', villette di freakkettoni australiani, spagnoli, canadesi. Non ne posso piu' di questa musica goa, oggi Yu e' stata meglio, mi ha tagliato i capelli in spiaggia davanti agli obiettivi dei turisti occidentali divertiti e si e' fatta il tanto sospirato oil-massagge da delle minorenni indiane che le chiedevano quanto spesso facesse sesso con suo marito, che poi sarei io; domani proviamo a levare le tende, destinazione Mapusa e primo treno/bus per la ricca (speriamo... finora di ricco ho visto solo il mio appetito) Mumbay (ex-Bombay).
Di Goa non dimentichero' la bimba di nove anni che vende oggetti fatti a mano per strada e che in un invidiabile inglese mi ha spiegato che la gente del suo paese 1) non fuma 2) non si fidanza, sono i genitori a decidere il matrimonio 3) deve pagarsi gli studi perche' la scuola non e' gratuita.
Di foto ne ho fatte tante ma anche stavolta non ho la macchinetta digitale con me.
Da grande voglio fare il marinaio...

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