"Trenta milioni al mese per i re neri dello spaccio"
Fonte: LaStampa Online
Parigi, metà Anni 80. C’è un caseggiato davanti alla Gare de Lyon, approdo di centinaia di migliaia di viaggiatori ogni anno. Gente di ogni Paese, molti in cerca di fortuna. E quel caseggiato è il primo impatto. Grande quanto un isolato, è chiamato «foyer», luogo di accoglienza. Ospita immigrati, quasi tutti africani. Molti vivono nell’illegalità. Così, l’accoglienza diventa covo, il controllo non è più possibile. Tanto che il governo francese decide di abbattere quelle palazzine. Superate le Alpi in treno, Torino è la prima grande città italiana. L’architettura richiama un po’ la «Ville Lumière», la passeggiata dei Murazzi ricorda il lungo Senna. E le periferie sono pure meglio delle «banlieue» parigine. «E’ il momento del secondo flusso di immigrati del mio Paese» racconta un giovane al cronista a patto di mantenere l’anonimato, seduto a un tavolo del bar «Al Jazira» nel cuore di Porta Palazzo.All’inizio degli Anni 80 i senegalesi contendevano a marocchini e algerini il primato dell’attività di «vu’ cumprà» nelle strade torinesi. Venticinque anni dopo i senegalesi sono diventati i re di «Tossic Park». Senza guerre per il territorio né per strappare clientela ai pusher di altre etnìe. L’unica battaglia è avvenuta con le forze dell’ordine, all’inizio di settembre. Una retata, la fuga nello Stura, i morti senegalesi, la rivolta. Gente violenta? «Guardi che non avevano capito, per questo si sono ribellati. Pensavano che le forze dell’ordine avessero smesso di cercare quei due ragazzi morti nel fiume soltanto perché erano stranieri. Poi hanno capito e se ne sono andati» spiega. A Torino ci sono quasi 2 mila senegalesi con i documenti in regola, altri mille e 500 sono clandestini. «Quasi tutti tra i 18 e i 30 anni» aggiunge. La cultura del suo Paese è molto legata al commercio. E pure in Italia i senegalesi arrivano per vendere. Di solito, cd e dvd taroccati, borse e pantaloni con i marchi contraffatti. Almeno, all’inizio. «Vendendo quella merce, è possibile guadagnare 40-50 euro al giorno. Altri commerci sono più redditizi» dice. Non vuole nominare la droga. Ma è quella la merce preziosa. Lui conosce i guadagni dei pusher, ne ha incontrati tanti nei 13 anni di lavoro a Torino. «Uno spacciatore può guadagnare dai 300 ai 2 mila euro al giorno» spiega. Rischia la galera come il connazionale che vende cd taroccati, ma guadagna 6 volte tanto. «Il rischio è che molti passino a spacciare droga. E ci sono già i primi casi di giovani partiti dal Senegal proprio per fare questo - racconta -. E’ un momento difficile per la comunità. Mi è capitato di parlare con qualcuno, di cercare di convincerlo a smettere, ma la risposta è stata una domanda: “Che lavoro mi offri in cambio?”».La droga venduta è quasi tutta cocaina. I senegalesi «non lavorano per nessuno. Acquistano e rivendono. Se i fornitori sono anche loro senegalesi, pagano la droga soltanto dopo averla venduta» dice. Commercianti puri, che vivono di accordi sulla parola. Poco importa se la merce è l’ultimo film di Stallone in dvd oppure polvere bianca che finirà per ammazzare qualcuno. Indifferenza e guadagno. Su mille e 500 clandestini senegalesi, «gli spacciatori sono più o meno il 70 per cento» spiega. Una media di mille euro al giorno ciascuno per mille immigrati fa un milione di euro. A questi vanno aggiunti i denari incassati con la merce taroccata, ricevuta via corriere da Napoli (cd, dvd, orologi) oppure da Firenze (pelletteria) e venduta dagli ambulanti clandestini nei mercati della città. «Soldi mandati quasi tutti in Senegal» sostiene. E quasi tutti finiscono nella regione di Louga, da dove arrivano moltissimi immigrati senegalesi. Acquistare 250 metri quadrati di terreno per costruire una casa costa due o tremila euro, altri 40 mila servono per i materiali. Con meno di 50 mila euro è possibile costruire una villa, nella zona di Dakar ne servono il doppio. Cifre quasi inarrivabili per la maggior parte della popolazione, considerato che lo stipendio di un insegnante è di 150 euro al mese.Ogni giorno da Torino parte un fiume di ricchezza. Illegale, ma fondamentale per il tenore di vita dei 9 milioni di abitanti del Senegal, poco meno della metà concentrati nella capitale Dakar. Così, i «venditori di morte» a Tossic Park, in via Ormea e in via Saluzzo, nella zona di corso Principe Oddone diventano uomini d’affari. L’odore dei soldi inebria al punto da trasformare in criminali il nipote di una guida religiosa e persino un campione nazionale di dama, Abdoulaye Der, preso a Malpensa con 2 chili di coca nascosti sotto il gessato. E comunque l’interlocutore del cronista ha una certezza: «Non siamo un popolo litigioso, non ci saranno mai senegalesi coinvolti in guerre per la conquista di territori per lo spaccio di droga o per altri commerci illegali. Piuttosto, il senegalese cambia zona, non vuole guerre. E non lavora per nessuno. Acquista la merce, ma poi decide da solo come regolarsi per la vendita».Molti senegalesi, però, ancora resistono alla tentazione del guadagno facile. «Gli spacciatori vivono con gli spacciatori, chi non commercia con la droga non vuole avere a che fare con loro» spiega. Troppi rischi. E anche un po’ di disprezzo. La droga porta disperazione, uccide. Marchi fasulli e diritti d’autore violati sono un’altra storia.
1 Comments:
molto intiresno, grazie
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