Thursday, July 04, 2024

Terremoto, ansia e boom di farmaci anti-ansia…

“Non è questione del terremoto 2016-17: l’ansia segue di norma i disastri e sulla specifica questione dell’aumentato ricorso ai farmaci anti-ansia se ne è parlato diffusamente non più tardi di qualche anno fa, dopo il terremoto del 2009 in Abruzzo, tra gli abitanti deportati (o delocalizzati) all’interno del Progetto C.A.S.E. Nulla di nuovo, dunque. E però. L’iterazione degli eventi non può attenuarne i contorni preoccupanti e dolorosi, né nascondere l’ovvia – e nella sua ovvietà drammatica – considerazione per cui in questo caso i farmaci curano solo i sintomi e non le loro cause. Benzodiazepine, antidepressivi, ipnotici, antipsicotici: roba poco frequentata prima dell’agosto 2016, nelle aree interne, roba da città, da metropoli, forse anche da ricchi. E invece i medici e i farmacisti, spesso anche loro itineranti vista la propria e l’altrui condizione di dispersione spaziale, raccontano di questa evidenza empirica – in attesa degli screening ufficiali – e cioè che anziani, ma anche giovani, ricorrono sempre più a questo genere di farmaci. Spesso in silenzio, perché l’ansia (e la depressione) può essere una vergogna personale. Nella zona di Camerino, il 70% in più di ansiolitici “leggeri”, come le benzodiazepine; antidepressivi il 7% in più; antipsicotici, più 3,8% (forse c’è più comprensibile cautela nel somministrarli). Incide, sull’ansia, quella che è stata chiamata una sorta di ospedalizzazione delle persone nell’anno e passa vissuto negli alberghi o nelle varie destinazioni di ricovero: oltre a tutto ciò che è accaduto prima, oltre alla distruzione delle proprie reti relazionali, si fa i conti con la propria condizione attuale.”

Tratto da “Piccolo dizionario sociale del terremoto” di Marco Giovagnoli

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