In marcia tra le terre mutate: appunti di viaggio (II).
C'è il racconto di un viaggio rimasto in sospeso. E' quello intrapreso dal sottoscritto durante le vacanze pasquali 2019. 218 chilometri e sei giorni di cammino da L'Aquila a Macerata per i comuni colpiti dal terremoto del 2009 e del 2016/17. Da solo. Volevo condividere l'esperienza raccontandola in questo spazio della rete. Ma qualcosa è andato storto, ho perso gli appunti, la voglia, i ricordi. La prima parte della narrazione è del 5 maggio 2019 e la trovate qui:
http://danielemassaccesi.blogspot.com/2019/05/in-marcia-tra-le-terre-mutate-appunti.html
Poiché non mi piace lasciare le cose a metà, riprendo e chiudo alla meno peggio questa narrazione con gli appunti, sparsi, che avevo salvato nel computer. Buona confusa lettura.
Ramarri, scoiattoli, cani pastore, mucche ovunque, uccelli. Il sentiero dei partigiani. Se ci si perde, consiglio di seguire le mucche: loro conoscono la strada. O, in alternativa, seguire il White Rabbit. Il dialetto da queste parti appare decisamente più vicino al maceratese di quanto non sia il pesarese. Distese verdi, pascoli, qualche punto ristoro di barbecue arrugginiti. A Campotosto con i vecchi al bar. Profonde riflessioni sul turismo, di massa o meno. Svegliarsi impauriti dalla brina sullo zaino. E dagli scii chimici. Ad Amatrice non si può passare, bisogna prendere il bus, così come comandato da un soldato con accento meridionale e consigliato dai soliti vecchi al bar. "Passaggio vietato ai non autorizzati", c'è scritto. Ma la cosa più umiliante per il genere umano è la scritta "No selfie" accanto alle macerie. Come se fosse indicato "Vietato cagare sui cadaveri" o "Si ricorda che uccidere a bastonate la nonna è severamente punito dalla legge". Triste più del passaggio del terremoto stesso. Questo terremoto che tutto sommato non sembra neanche passato: la natura è in forma, si è ripresa le strade, i boschi, le montagne. I danni sono solo nelle costruzioni umane, nei borghi ridotti a cumuli di mattoni. Il verde che vince sul giallo medioevo e sul grigio cemento della modernità. Ci vorrebbe un fotografo di guerra. Il terremoto è delle persone. A monito. Nel braccio di ferro uomo-natura l'uomo non vince neanche in discesa, dopato e con l'arbitro a favore.
Perso nel bosco tra qualche parte e qualche altra parte, ricorro spesso alla vecchia e consolidata tecnica del "dritto pe' dritto finché non accade qualcosa". Un cavallo vincente. Una mucca sbigottita. Una capra impaurita. La sorgente del Nera. Vi lascio la doccia, mi tengo il bagno nella fonte. Le SAE, i container, Giorgio Gaber, la Strada provinciale 180, 山水 abbestia. Finalmente territorio marchigiano, il ricordo di un anziano che corre a Belforte del Chienti (MC), giusto in tempo per una bomba d'acqua che neanche nello Sri Lanka. Abbiamo talmente tanti cani al guinzaglio e talmente pochi bambini che i campetti di calcio di una volta vengono utilizzati per farci defecare gli amici a quattro zampe.
«Quando sarà l'ultimo tramonto vorrei che fosse nella terra mia per ascoltare ancor del fiume Tronto le note dell'antica sinfonia...»
Virginio Di Carmine, poeta amatriciano
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