Sunday, May 05, 2019

In marcia tra le terre mutate: appunti di viaggio (I).


E' "hodós" il greco per "strada". Non ho mai studiato greco, ma mi piaceva iniziare così. Partiamo però da un'altra considerazione: "le storie si fanno coi piedi, camminando". L'ho letto da qualche parte e credo sia vero. Allora, iniziamo dal cammino. 

C'è un cammino che parte da Fabriano (provincia di Ancona) e termina a L'Aquila, 250 chilometri più a sud. Attraversa tanti dei comuni colpiti dal terremoto del 2009 e da quello del 2016/17. E' chiamato "Cammino delle terre mutate" (qui trovate un sito ricco di informazioni) e c'è anche un libro-guida, autore ne è Enrico Sgarella (Terre di Mezzo, 2019). 

Come tutti gli insegnanti di scuola superiore, ho le vacanze comandate: due settimane per Natale, una per Pasqua e un mese e mezzo in estate. Per queste ferie pasquali volevo andare a fare una camminata in solitaria per l'Appennino. Dopo qualche riflessione, ho deciso di intraprendere un viaggio che mi avesse portato da L'Aquila a casa, cioè a Macerata. A piedi, si intende.  
La sera del mercoledì prima del primo giorno di vacanze prendo un pullman per L'Aquila e scendo al casello autostradale ovest della città. Qui il 6 aprile 2009 una terribile scossa di terremoto ha provocato serissimi danni alle costruzioni nei territori limitrofi e provocato la morte di oltre 300 persone. L'idea è quella di intraprendere in solitaria un cammino per i comuni di Amatrice e Accumoli (RI) fino a Castelluccio di Norcia (PG) e Visso (MC), sedi teatro della serie di terremoti negli anni 2016 e 2017, che anche qui hanno prodotto morte e distruzione.
Non ho un percorso preciso da fare. Non ho programmato il cammino. So solo che voglio provare a tornare a Macerata a piedi. Nella guida si dice che da Fabriano a L'Aquila si impiegano quattordici giorni. Io punto a fare il percorso inverso e raggiungere Visso in sette giorni per prendere un pullman o chiedere un passaggio a qualcuno per Macerata. Ma, ad ogni modo, non è la meta che conta. Quel che conta per me è solo camminare e stare per qualche giorno in solitudine, sconnesso dal web, da amici e familiari.

Inizio il cammino alle sei di mattina del giorno dopo da un giardino non lontano dal Forte spagnolo di L'Aquila. Con me ho uno zaino di una decina di chili (sacco a pelo, vestiti, libri) e la guida al Cammino delle terre mutate che mi ha prestato un'amica il giorno prima. Trovo aperta un'edicola e chiedo la strada per Collebrincioni, frazione nella montagna a nord del capoluogo abruzzese, dove arrivo un paio d'ore dopo. 

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