Tuesday, August 02, 2016

Balkans on the road, 15 anni dopo (II): da Saranda ad Argirocastro passando per "L'occhio blu".


 A Saranda la macchina del turismo e' in boom e quindi a fronte di mille nuovi negozietti, ristoranti, bar, chalet, venditori ambulanti e hotel ci sono un mucchio di edfici in costruzione, scheletrici, mostri di cemento e acciaio. La parte collinare ne e' piena. Potremmo porci questioni in tema di "abusivismo edilizio" ma, come direbbe qualcuno, non siamo qui per pettinare le bambole. La notte ci dormono i rom e c'ho passato la mia prima notte albanese anche io. Sveglia all'alba, alle 5.35 ero gia' in strada con gli otto chili di zaino sulle spalle. Non ho una mappa ne' una cartina di queste zone cosi', a naso, prendo la strada piu' grande che va verso l'interno del paese, quella che tra una 60ina di chilometri dovrebbe condurmi ad Argirocastro; "la piu' bella citta' dell'Albania", mi hanno detto. Non conto di farmela tutta a piedi, voglio solo cominciare a camminare, poi qualcosa succedera'.

La cosa peggiore che noto di questa bellissima terra e' la monnezza: la maggior parte delle persone butta tutto per terra, i bidoni sono pochi e pieni di ogni tipo di rifiuto solido e umido. Ma la cosa insostenibile e' la presenza di copertoni bruciati, elettrodomestici e sacchi della spazzatura per le strade di campagna e montagna, discariche a cielo aperto qua e la' a rovinare il paesaggio incantevole. Ricordi dei miei anni ottanta e novanta, sembra passata un'eternita'.

"Albania" in lingua locale si dice "Shqipëria" che significa "terra delle aquile", come ricordato anche nella bandiera nazionale, rossa con l'aquila nera bicefala. Il territorio e' per lo piu' montuoso, infatti la strada diventa ben presto in salita. Tranquilli villaggi di campagna pieni di bar e uomini di ogni eta' sui tavolini e consumare caffe' espresso, acqua fredda e sigarette. Nessuno fa caso a me. La presenza di fiumi e laghetti allevia il caldo insopportabile, l'acqua e' cristallina, di un blu che sembra quasi finto. 22 chilometri dopo raggiungo sfinito "L'occhio blu", un paradiso terrestre tra i monti, oasi blu e verde piena di turisti a bagno in queste splendide acque. Il prezzo? 50 leke. Un euro equivale a circa 140 leke. Mentre riprendo i sensi e mi immergono nelle gelide acque, incontro dei turisti italiani, due ragazzi di Milano, una famiglia di Bari e due viaggiatori tedeschi che gironzolano l'Albania in autostop. Schiaccio un pisolino nei boschi e un paio di ore dopo sono di nuovo per le strade di montagna. Il paesaggio, verde e roccioso, assomiglia ad alcune zone dei Sibillini. In salita sotto il sole e' davvero dura, mancano 35 km circa ad Argirocastro, passano poche macchine ma per fortuna una di queste si ferma e mi offre un passaggio. Davanti sono seduti due albanesi, un uomo e una donna, che non parlano ne' italiano ne' inglese, ma capiscono che io sono alla frutta e mi accompagnano a destinazione. Per la strada oltrepassiamo un villaggio chiamato Lazarat che, scopriro' piu' tardi, fino al 2014 era l'area di maggior produzione di marijuana nel paese, ne produceva talmente tanta da generare meta' del PIL annuo albanese.

Arrivato ad Argirocastro consumo dei birek (una specie di bing cinese), poi un pezzo di torta salata di formaggio e spinaci e dell'ottimo yogurt. Riprendo il cammino verso la citta' vecchia, stavolta a darmi un passaggio e' un signore anziano che parla qualcosina di italiano ed ha un negozio poco piu' su. Mi lascia davanti all'hotel piu' economico del posto, 1200 leke per notte. Il proprietario e' un simpatico signore che parlicchia inglese, mi dice che questo hotel fu costruito dagli italiani 140 anni fa e che per lui e' un onore avere come ospite un italiano. La struttura e' fatiscente, sembra la Transilvania di "Fracchia contro Dracula", ma tutto e' cosi' accogliente e ricco di storia. In cima svetta il celebre castello di Argirocastro, uno dei piu' belli ed importanti dell'Albania. Sono talmente stanco che vado a dormire alle nove di sera e il giorno dopo mi sveglio con un dolore lancinante alle ginocchia.

Che dire... "e' la strada, baby!". 

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