Balkans on the road, 15 anni dopo (I): da Brindisi a Saranda, Ksamil e Butrinto.
Tanti gli anni passati dal quel viaggio "on the road", iniziato a Macerata e terminato a Trieste attraverso Grecia, Turchia, Bulgaria, Romania, Serbia, Macedonia, Croazia e Slovenia. Partimmo in sei (tutti giovanissimi maceratesi), arrivammo in due a Trieste in condizioni inenarrabili, da li' in autostop fino a Rimini. Ai tempi c'era il biglietto "Interrail" che ti permetteva di viaggiare su treni di tre o sei paesi europei ad un prezzo contenuto per 20 o 30 giorni. Quei paesi non facevano parte della UE, quindi dovevi avere il passaporto, fare il visto e le file in dogana, la moneta cambiava di paese in paese. Non conoscevamo nulla dell'Est Europa, fu forse per noi il vero primo incontro con il "diverso". A quell'eta' l'entusiasmo e l'ingenuita' la vincono su tutto il resto, vivemmo un gran numero di avventure e qualche disavvenura (anche il tempo per far visita alle carceri romene), tornai diverso da come ero partito.
Questa estate ho deciso allora di tornare nei Balcani e visitare i paesi che erano restati fuori da quel primo viaggio: Albania, Kosovo, Montenegro e Bosnia. Stavolta da solo e per nulla organizzato.
Il treno che in 10 ore e mezza mi porta a Brindisi da Civitanova Marche mi mostra una Puglia che non ricordavo: le grandi pale eoliche e le prostitute sotto gli ombrelloni nei campi di viti e pomodori nel Gargano, citta' carine, abbastanza pulite e piuttosto rilassate. Avevo un altro ricordo di questo "profondo sud", ricordo una specie di Bronx e tensione per le strade, Bari peggio del peggior quartiere di Napoli. Ma ero un bambino e i ricordi di un bambino spesso tradiscono.
Porto di Brindisi, grande spazio privo pero' di mezzi o persone, sembra una grande piazza per un mercato che non e' mai arrivato. Poche le navi, pochi i camion, pochi i passeggeri. Forse e' cosi' solo il lunedi' o forse e' perche' e' notte. Non so. E' da qui che molti emigranti albanesi partono per passare le vacanze nella loro terra d'origine: arrivano da tutta Europa, targhe italiane, svizzere, olandesi, norvegesi. Pero' se vai a contarci siamo pochini, pochini per riempire una nave. I controlli ridicoli, nave scandinava del 1965 che batte bandiera albanese, semivuota, dormo sul ponte di prua e mi sveglio all'alba, infreddolito: le terre albanesi all'orizzonte.
Mi preparo allo scalo, guardo lo zaino e faccio il conto delle cose che ho dimenticato di portare: il sacco del sacco a pelo; i contatti per l'ospitalita' nel nord dell'Albania; la cintura tattica dove nascondere i contanti; aggiustare la chiusura dello zaino. Pazienza.
Arriviamo a Saranda, non lontano dalla Grecia settentrionale, praticamente di fronte all'isola di Corfu'. Sono appena le 7 di mattina eppure c'e' tantissima gente in giro, negozi aperti, ambulanti sul lungomare, villeggianti in spiaggia. Spiaggia di sassi, mare cristallino; da noi nelle Marche il mare fa schifo quasi ovunque, razza di idoti!
Non ho un posto dove andare, gironzolo per il porto e poi inizo ad andare fuori citta', in direzione sud, verso la cittadina di Ksamil, nota per le spiagge che somigliano a quelle dei Caraibi. 17 km dopo arrivo a destinazione, sfinito dal caldo del sole leone: il bagno ha un sapore diverso, l'acqua e' davvero fantastica. Prime impressioni da questa parte di Albania: sembra la Turchia con caratteristiche soviet, ma anche la Puglia, la Grecia, la Tunisia. La terra rossa, la pietra e gli ulivi mi ricordano quei campi in Palestina dove i soldati israeliani ci sparavano contro quei deliziosi lacrimogeni banditi dalla UE. Grilli e cicale perennemente in concerto, molti i turisti, soprattutto albanesi ma anche qualche italiano. Con mia sorpresa nessuno parla italiano, ma a gesti ci si capisce, per ora son stati tutti carini con me, nessun "assalto al turista straniero" che ricordo invece in alcune zone del Marocco, della Turchia, della Cina.
Riprendo lo zaino e tiro dritto oltre Ksamil, verso Butrinto, dove c'e' un vasta area archeologica. Altri sei chilometri sotto il sole, ma ne valeva la pena. Sbuco tra resti greci e romani, un castello veneziano e uno arabo. Insomma, qui ci sono passati un po' tutti. Mi sento a casa, mi sento nelle terre bagnate dal Mediterraneo. Mi perdo tra misucoli villaggi e campi di ulivi, frutta e granoturco; sbuco sul lato di un fiume dove una turista straniera prende il sole in topless:
- "Scusa, vado bene di qui per Ksamil?"
- "Forse", risponde divertita.
Questa estate ho deciso allora di tornare nei Balcani e visitare i paesi che erano restati fuori da quel primo viaggio: Albania, Kosovo, Montenegro e Bosnia. Stavolta da solo e per nulla organizzato.
Il treno che in 10 ore e mezza mi porta a Brindisi da Civitanova Marche mi mostra una Puglia che non ricordavo: le grandi pale eoliche e le prostitute sotto gli ombrelloni nei campi di viti e pomodori nel Gargano, citta' carine, abbastanza pulite e piuttosto rilassate. Avevo un altro ricordo di questo "profondo sud", ricordo una specie di Bronx e tensione per le strade, Bari peggio del peggior quartiere di Napoli. Ma ero un bambino e i ricordi di un bambino spesso tradiscono.
Porto di Brindisi, grande spazio privo pero' di mezzi o persone, sembra una grande piazza per un mercato che non e' mai arrivato. Poche le navi, pochi i camion, pochi i passeggeri. Forse e' cosi' solo il lunedi' o forse e' perche' e' notte. Non so. E' da qui che molti emigranti albanesi partono per passare le vacanze nella loro terra d'origine: arrivano da tutta Europa, targhe italiane, svizzere, olandesi, norvegesi. Pero' se vai a contarci siamo pochini, pochini per riempire una nave. I controlli ridicoli, nave scandinava del 1965 che batte bandiera albanese, semivuota, dormo sul ponte di prua e mi sveglio all'alba, infreddolito: le terre albanesi all'orizzonte.
Mi preparo allo scalo, guardo lo zaino e faccio il conto delle cose che ho dimenticato di portare: il sacco del sacco a pelo; i contatti per l'ospitalita' nel nord dell'Albania; la cintura tattica dove nascondere i contanti; aggiustare la chiusura dello zaino. Pazienza.
Arriviamo a Saranda, non lontano dalla Grecia settentrionale, praticamente di fronte all'isola di Corfu'. Sono appena le 7 di mattina eppure c'e' tantissima gente in giro, negozi aperti, ambulanti sul lungomare, villeggianti in spiaggia. Spiaggia di sassi, mare cristallino; da noi nelle Marche il mare fa schifo quasi ovunque, razza di idoti!
Non ho un posto dove andare, gironzolo per il porto e poi inizo ad andare fuori citta', in direzione sud, verso la cittadina di Ksamil, nota per le spiagge che somigliano a quelle dei Caraibi. 17 km dopo arrivo a destinazione, sfinito dal caldo del sole leone: il bagno ha un sapore diverso, l'acqua e' davvero fantastica. Prime impressioni da questa parte di Albania: sembra la Turchia con caratteristiche soviet, ma anche la Puglia, la Grecia, la Tunisia. La terra rossa, la pietra e gli ulivi mi ricordano quei campi in Palestina dove i soldati israeliani ci sparavano contro quei deliziosi lacrimogeni banditi dalla UE. Grilli e cicale perennemente in concerto, molti i turisti, soprattutto albanesi ma anche qualche italiano. Con mia sorpresa nessuno parla italiano, ma a gesti ci si capisce, per ora son stati tutti carini con me, nessun "assalto al turista straniero" che ricordo invece in alcune zone del Marocco, della Turchia, della Cina.
Riprendo lo zaino e tiro dritto oltre Ksamil, verso Butrinto, dove c'e' un vasta area archeologica. Altri sei chilometri sotto il sole, ma ne valeva la pena. Sbuco tra resti greci e romani, un castello veneziano e uno arabo. Insomma, qui ci sono passati un po' tutti. Mi sento a casa, mi sento nelle terre bagnate dal Mediterraneo. Mi perdo tra misucoli villaggi e campi di ulivi, frutta e granoturco; sbuco sul lato di un fiume dove una turista straniera prende il sole in topless:
- "Scusa, vado bene di qui per Ksamil?"
- "Forse", risponde divertita.
1 Comments:
干杯!!!!!! Qingdao International Beer Festival!!!!!!!
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