Che gioia rivedere una dozzina d'anni dopo chi per primo ti ha insegnato quello che insegni!
La notte quasi in bianco, un pullman per Roma prima dei chiarori dell’alba, svenire al contatto col sedile per svegliarsi sul Grande raccordo anulare. Bello come sentirsi in viaggio. E, una volta nella capitale, incontrare all’università le due professoresse cinesi che una dozzina di anni fa riuscirono nell’impresa impossibile: insegnarmi a parlare cinese!
Beh, grazie per avermi insegnato quello che insegno. Grande e piena di gioia è stata la commozione nel sentire pronunciare il mio nome: si ricordano ancora di me. Non fa strano, come ha osservato una mia ex compagna di studi, visti i piercing e i "capelli strani" di una volta. E poi di maschietti eravamo pochi, meno di una manciata.
Beh, care prof, non siete cambiate affatto. Certo apparite più esperte (professionali lo siete sempre state), lo sento da come reggete l’aula, da come affrontate il pubblico di uditori, da come salite in cattedra a piacimento. Immutato l’amore per la disciplina e per l’insegnamento.
Gli anni passano, il vostro fascino no. Anzi sì: aumenta.
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