Monday, December 02, 2013

Lettera ai genitori dei miei alunni di scuola secondaria.


Gentile genitore,

Si avvicina il giorno dei colloqui e sento il bisogno, sperando di fare cosa gradita, di comunicarle quanto segue:

Durante le mie lezioni, capita spesso di avere un/a alunna/o (che sia o meno sua figlia/suo figlio, questo poco importa) chiedere con insistenza “Prof, che voto mi hai messo?”.
Le confesso che seguo con disagio questa loro eccessiva attenzione per i voti e per il giudizio dei professori sulla loro performance scolastica.

Ho provato a spiegare loro che questo non è intelligente e che non dovrebbero venire a scuola per collazionare voti. Non credo però di esserci riuscito. O forse sì, ma qui il problema si sposta: sento infatti chiedere a volte “Ok prof, ma glielo spieghi tu a mia madre/mio padre?”. Sì, glielo spiego io. Mi pagano anche per questo. Ed ecco il senso di questa lettera.

In un liceo classico e linguistico insegniamo soprattutto materie letterarie e linguistiche. Nostro compito non è tanto far sì che gli alunni imparino come formulare una frase in una lingua straniera o ricordarsi il nome di un autore lontano nel tempo: qui proviamo a formare gli studenti, ad accompagnarli nel percorso che li vedrà un giorno persone adulte e lo facciamo attraverso strumenti umani. Le “lettere”, appunto. Cerchiamo cioè di fornire istruzione di socratica memoria: conosci te stesso!

Per convenzione e per ordine superiore (e non senza la disapprovazione mia e di molti colleghi come me), siamo costretti a sottoporre i nostri alunni a continue prove in classe, scritte o orali che siano. Servono a verificare la preparazione di un alunno attraverso una sua performance, marchiata in fine col tanto temuto “voto”.

Ma questa è la prassi, questa è la forma, la consuetudine, la routine. Non è questo l’importante e non è per questo che i ragazzi devono venire a scuola. Venire a scuola serve per conoscere e per conoscersi. Non si finisce mai di imparare, studiare ed applicarsi è una cosa che non finisce con la maturità o il diploma di laurea: è una cosa, al contrario, che ci si porta dietro fino alla tomba. È quindi necessario che gli alunni lo capiscano sin da subito e ne facciano tesoro.

Importante, per concludere, non è il voto ma la loro crescita umana ed intellettuale. La prego con questa lettera di aiutarmi a passare con successo questo messaggio a sua figlia/suo figlio.

Ringrazio e cordialmente saluto,


Daniele Massaccesi, insegnante di lingua e cultura cinese.  

4 Comments:

At 12:55 PM, Blogger E. N. Sanders said...

Il voto è una delle tante scorciatoie per risolvere un problema che non si sa come affrontare e gestire altrimenti. Un po' come l'identità...

 
At 1:50 PM, Blogger Paolo Sopranzetti said...

Daniè, dovresti davvero farne 30 copie e spedirla a casa dei tuoi studenti... sarebbe interessante vedere la reazione dei genitori (e a dire il vero anche degli studenti..)

 
At 10:53 AM, Anonymous Anonymous said...

Usa il timbro! :D
http://www.youtube.com/watch?v=gKQ7GbworSw 10:16

 
At 8:18 PM, Blogger Massaccesi Daniele said...

@paolo: non ho stampato la lettera ma del contenuto ho parlato ad ogni singolo genitore entrato in classe. speriamo bene! ;)

@anonimo: grazie del video!

 

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