Lettera ai genitori dei miei alunni di scuola secondaria.
Gentile genitore,
Si avvicina il giorno dei colloqui e sento il
bisogno, sperando di fare cosa gradita, di comunicarle quanto segue:
Durante le mie lezioni, capita spesso di avere
un/a alunna/o (che sia o meno sua figlia/suo figlio, questo poco importa)
chiedere con insistenza “Prof, che voto mi hai messo?”.
Le confesso che seguo con disagio questa loro eccessiva
attenzione per i voti e per il giudizio dei professori sulla loro performance
scolastica.
Ho provato a spiegare loro che questo non è
intelligente e che non dovrebbero venire a scuola per collazionare voti. Non
credo però di esserci riuscito. O forse sì, ma qui il problema si sposta: sento
infatti chiedere a volte “Ok prof, ma glielo spieghi tu a mia madre/mio padre?”.
Sì, glielo spiego io. Mi pagano anche per questo. Ed ecco il senso di questa
lettera.
In un liceo classico e linguistico insegniamo
soprattutto materie letterarie e linguistiche. Nostro compito non è tanto far
sì che gli alunni imparino come formulare una frase in una lingua straniera o
ricordarsi il nome di un autore lontano nel tempo: qui proviamo a formare gli
studenti, ad accompagnarli nel percorso che li vedrà un giorno persone adulte e
lo facciamo attraverso strumenti umani. Le “lettere”, appunto. Cerchiamo cioè
di fornire istruzione di socratica memoria: conosci te stesso!
Per convenzione e per ordine superiore (e non
senza la disapprovazione mia e di molti colleghi come me), siamo costretti a
sottoporre i nostri alunni a continue prove in classe, scritte o orali che
siano. Servono a verificare la preparazione di un alunno attraverso una sua
performance, marchiata in fine col tanto temuto “voto”.
Ma questa è la prassi, questa è la forma, la
consuetudine, la routine. Non è questo l’importante e non è per questo che i
ragazzi devono venire a scuola. Venire a scuola serve per conoscere e per
conoscersi. Non si finisce mai di imparare, studiare ed applicarsi è una cosa
che non finisce con la maturità o il diploma di laurea: è una cosa, al
contrario, che ci si porta dietro fino alla tomba. È quindi necessario che gli
alunni lo capiscano sin da subito e ne facciano tesoro.
Importante, per concludere, non è il voto ma
la loro crescita umana ed intellettuale. La prego con questa lettera di
aiutarmi a passare con successo questo messaggio a sua figlia/suo figlio.
Ringrazio e cordialmente saluto,
Daniele Massaccesi, insegnante di lingua e cultura cinese.
4 Comments:
Il voto è una delle tante scorciatoie per risolvere un problema che non si sa come affrontare e gestire altrimenti. Un po' come l'identità...
Daniè, dovresti davvero farne 30 copie e spedirla a casa dei tuoi studenti... sarebbe interessante vedere la reazione dei genitori (e a dire il vero anche degli studenti..)
Usa il timbro! :D
http://www.youtube.com/watch?v=gKQ7GbworSw 10:16
@paolo: non ho stampato la lettera ma del contenuto ho parlato ad ogni singolo genitore entrato in classe. speriamo bene! ;)
@anonimo: grazie del video!
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