Friday, August 30, 2013

"On the road", versione cinese.

"È proprio questo il bello di Xi Yong: ti fa ridere senza volerlo, a volte non puoi fare a meno di ridere della sua ingenuità e poi questo era il suo primo vero vagabondaggio lontano da casa: senza questa esperienza ho l’impressione che sarebbe rimasto come la maggior parte dei cinesi, abbarbicato a uno stesso posto per tutta la vita, a sudare e ansimare.
[...]
Quando ancora oggi, nei momenti di solitudine, torno con il pensiero a quella puttana di ventuno anni e rivedo il suo sorriso e le sue belle gambe lunghe, mentre nelle orecchie mi risuona il suo dolce accento meridionale, vorrei scomparire dalla faccia della terra e nascondere la malattia incurabile che mi affligge e che nessuna medicina potrà mai guarire. Giovinezza, vita, libertà, vagabondaggi e tutte quante le cose che ho sempre magnificato in fondo non sono altro che la foglia di fico con cui coprire la mia vergogna.
[...]
Dopo aver girato piú di mezza Cina in bicicletta non avevo piú molta voglia di rimettermi in viaggio. Ormai mi pareva di aver capito cos’è che rimane a questo mondo e avevo pure capito abbastanza chiaramente che ciò che rimane non è detto sia per noi."


Dal romanzo "E quel che resta è per te" (1996), di Xu Xing.

Qui China Files ne regala un estratto:
http://china-files.com/it/link/31409/un-libro-al-giorno-e-quel-che-resta-e-per-te

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