Thursday, July 11, 2013

Ciao Irlanda, un altro brindisi per me!




Cinque di pomeriggio, devo ancora fare pranzo ma tre pinte di sidro se ne sono già andate...

Ebbene ci siamo: questi due anni di vita e lavoro in Irlanda sembrano volgere al termine. Corsi in fretta, come sempre. Zero voglia di mettermi a fare il punto della situazione o districarmi su bilanci di fine stagione. Il mio “arrivederci” a Cork e all’Irlanda sarà una cosa molto più semplice (e banale, sì): una lista delle cose che mi mancheranno. Partiamo però da quelle che NON mi mancheranno:

- il tempo: la sgradita compagnia della pioggia;
- strade e prati sempre bagnati, quel fastidioso senso di umido e l’inutilità dell’ombrello, visto che la pioggia non cade dall’alto ma arriva di fronte o alle spalle o ai fianchi portata dal vento Atlantico;
- la dittatura del pub: il fatto che quando si esce non ci si chiede “Che si fa stasera?”, ma “In quale pub andiamo stasera?”;
- la moda formale dei giovani irlandesi nei venerdì e nei sabato sera: camicia e jeans per i ragazzi, tacconi e minigonna per le ragazze (stile puttana d’alto bordo nella Hollywood degli anni cinquanta);
- quel vomitevole odore di patatina fritta che aleggia ovunque, specie all’alba nelle vie del centro durante il fine settimana;
- i prezzi delle sigarette e degli alcolici;
- il cibo: lievementissimamente limitato, ripetitivo e fondamentalmente a base di patate;
- vedere le teenagers con le scarpe a tacco alto nascoste in borsetta;
- l’egemonia dello sport e del “seguire lo sport” su altre attività ludiche e di intrattenimento;
- i buttafuori e il venir buttati fuori dai pub;


Invece sì, mi mancheranno (e tanto):

- i tre litri di té cinesi consumati quotidianamente fra le quattro mura del mio ufficio;
- l'atmosfera unica che si respira nei piccoli pub di periferia, quelli pieni di anziani ben vestiti, racchiusi tra la loro pinta di birra scura e il bicchierino di whisky; quelli dove nel weekend i locali si mettono a suonare musica popolare e ubriacarsi d'Irlanda;
- il sentirsi dire cento volte al giorno espressioni di saluto e cortesia come "How are you keeping?", "What's the story?", "What's the crack?", "Thanks so much!", "No bother!", "What's up buddy?", ecc...
- la curva del Cork City F.C.;
- la forma delle pinte di birra;
- il colore scuro e unico di birre come Beamish e Murphy's;
- il sidro irlandese;
- il cielo a pecorelle;
- il circo di Cork;
- le cene vegane al collettivo anarchico di Solidarity Books;
- i colleghi e gli amici dell'università: per tutto quello che mi hanno dato, per le cose che ho appreso, per  i messaggi di congratulazioni per il nuovo lavoro, al limite della lacrima sul viso;
- Colm, Darren e gli altri ragazzi della comunità Couch Surfing di Cork, i pic-nic, le scampagnate, le feste e le altre attività sociali da loro organizzate;
- i viaggi e quei colori e quei rumori;
- la statale che da Cork porta a Dublino e ritorno;
- le malinconiche serate seduti al porto;
- “Fai qualche sport?”, “Sì, la sauna e la vasca idromassaggio”;
- andare a lavoro a piedi ascoltando audio-romanzi, tornare a casa e cucinare sughi ascoltando lezioni di psicologia su Youtube;
- i martedì sera di beer-pong al An Brog;
- il mercoledì sera a ballare allo Slate;
- i concertini punk al Fred Zeppelin;
- le domeniche pomeriggio di pizza al Nancy Spain;
- avere Mailo, Shana, Kelly, Wenny e gli altri cani di amici in giro per casa;
- gli ospiti e gli amici di amici a casa, che danno quel tocco di freschezza e rottura con la routine;
- le lunghe passeggiate fuori porta alla ricerca di verde, laghetti, fiumiciattoli, parchi, ruderi di castelli. E avventura;
- la tipa di ieri sera, "Perché ci siamo conosciuti così tardi?!?";
- le persone qui conosciute con le quali ho condiviso tanto negli ultimi due anni. In particolare una.

E questo è quanto, addio! Che addio mai non è: ci rivedremo, un giorno, da qualche parte, in qualche modo. Ciao Cork.


"Ceux qui ecrivent leur Memoires sont ceux qui n'ont plus rien à faire de leur vie"
Frantz Fanon


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