Friday, June 28, 2013

Cronaca di un furto andato a male.


È la seconda volta che mi capita di vedere un incontro tra Italia e Spagna qui in Irlanda. Alla televisione intendo. E sempre in compagnia di amici. Italiani, spagnoli, irlandesi. E tanta birra. Anche stavolta la Spagna ha avuto la meglio, però alla fine ci siam divertiti tutti. Italiani compresi. Un modo come un altro per passare la serata in allegria.
Torno a casa, preparo qualcosa da mangiare per il giorno dopo e mi spiaccico al letto a spararmi un film.
Una e mezza di notte. Me se cala la palpebra e lotto con tutte le mie forze per tentare di finire il film, prima di addormentarmi. Qualcosa però va storto.

Qui nelle città d’Irlanda spesso le case danno direttamente sulla strada e le camere da letto hanno la grande finestra che si affaccia proprio sul marciapiede. Come la mia.
Alle due di notte non c’è ancora silenzio: d'altronde è giovedì, e i giovani sono in giro a sbronzarsi. I pub chiudono proprio alle due. Sento delle voci, poi un gran casino, come un ferro battere contro una ringhiera. Non ci metto molto a capire: mi stanno fottendo la bicicletta.

In questi casi succede tutto in un attimo:
- scendo dal letto, scalzo e coi pantaloncini corti (ex tuta dei tempi delle scuole superiori);
- tiro via la tendina e getto lo sguardo fuori: la bici non c’è più, al suo posto la catena spezzata giace a terra;
- infilo di corsa le ciabatte e corro fuori (unico pensiero in testa: non ho chiavi né cellulare, se si chiude il portone stanotte dormo fuori e mezzo nudo);
- noto due ragazzi fuggire sulla salita davanti casa mia, uno dei due (biondino testa di cazzo) ha la mia bici.

Già, in questi momenti succede qualcosa dentro te. Non si spiega, si vive. La chiamano adrenalina. A piccole dosi è divertentissima, ottimo antidoto contro la noia.
Dunque…
“Ehi testa di cazzo!”
I due si fermano e mi guardano. Comincio a correre verso di loro, perdo immediatamente una ciabatta. Il biondino molla subito la bici a terra e continua a correre. Raggiungo la bici. Una scena triste: Cork, due di notte, buio pesto che avvolte il bagliore arancione cupo dei lampioni, io mezzo nudo e mezzo scalzo in mezzo alla strada, casette a schiera ai lati dei marciapiedi. Una scena dell’orrore.
“Ehi testa di cazzo vieni qui! Ti è andata male pezzo di merda! Vieni qui se hai le palle!”
Il biondino non parla. Il suo amico, ancora in bicicletta: “Vieni su te!”
“Siete in due, merde! Io sono solo, venite giù” (Tono della voce decisamente alto, considerando la tarda ore della notte e la gente sicuramente a letto a dormire).
“Vieni su!” ripetono.
“Fottiti stronzo, venite giù”, ripeto io, sempre mezzo scalzo, in mezzo alla strada e con la bici in mano.
Qui la scena ha un po’ del simpatico. Il biondino se ne esce con un “Pensavo fosse la bici di mio fratello”. Ma era serio, ve lo giuro.
“E io sono Babbo Natale!”. Rispondo senza pensarci, d'istinto, spontanea, seduta stante.
Brontolano qualcosa. Io rincaro la dose: “Tua madre è una puttana e tu sei una merda, vieni giù coglione!”.
Rispondono agli insulti, ma dalla salita scende una macchina, i due si dileguano e io riprendo la ciabatta persa e la via di casa.
Il portone è ancora aperto: stanotte non dormo in strada. Raccolgo la catena spezzata, entro in casa con la bici. Razionalizzo.

La botta di adrenalina è ancora in corpo e la sensazione è bellissima. Guardo la bici: non è più scassata di prima, è la stessa vecchia bici da buttare. Esattamente come stamattina. Quei due avranno avuto sui 16-18 anni. Due ragazzini e la bravata del giovedì sera da raccontare agli amici nel weekend. Alla loro età ne ho combinate tante anche io. Ah, beata gioventù! Oltretutto, fare “il duro” è stato divertente, inconscio, rapido ed elettrizzante. Ma se scendevano giù me ne davano tante. Non faccio a cazzotti da una vita e con l’invecchiare sono anche diventato fifone e impacciato. Di sicuro me ne davano tante. Per difendere una bici che cade a pezzi, una bici da buttare, una bici che a giorni me ne vado e dovrei regalarla comunque (ammesso che qualcuno la voglia).
 
Potevo starmene a vedere la fine del film e tanti saluti a quel ferro vecchio di bicicletta. Ora ho anche paura che tornino i due teppistelli con gli amici a spaccarmi la finestra e sfasciarmi la casa.
Meglio pensare, prima di agire. L’istinto fa fare cose di cui pentirsi subito dopo. “Il sonno della ragione genera mostri”, diceva qualcuno.

Beh, per ora e per stavolta è andata bene. E, tutto sommato, è stato anche divertente.

1 Comments:

At 12:31 AM, Anonymous Anonymous said...

Non saresti il primo che si becca un cric tra capo e collo causa il ratto di una vecchia bicicletta ;-) solidarietà ad un anarchico colto nel difendere ciò che in teoria aborre: la proprietà privata!

ahahaha :D occhio alla penna prof, abbiamo bisogno di sinologi multitasking quaggiù... Mat

Ps: risponderei alla citazione di Francisco Goya con (nientepopodimenoche) Michail Bakunin : "L'impulso alla distruzione è anche un impulso creativo" .

 

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