Italia sveglia!
Da italiani, si sa, lamentarci è il nostro forte. Un marchio culturale, una pratica nazionale. Siam bravi a lamentarci, modestamente. E ce lo riconoscono. Specie in tempi di crisi a lamentarci siam diventati insuperabili, tanto da diventar quasi per antonomasia "Italia=lamentela".
Ogni tanto però sarebbe da svegliarsi anche un pochino, guardarsi in torno e capire dove e come rimboccarsi le maniche. Alla Bersani, ma meno fantozzianamente.
Guardate la figura in alto. Nella domanda ci si chiede dove miliardari cinesi mandino i propri figli a studiare all'estero. Il grafico illustra la risposta: Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia. E poi altri paesi di Europa, Oceania e Asia. L'Italia non compare neanche.
Capisco che un cinese preferisca imparare l'inglese piuttosto che l'italiano, capisco anche che preferisca vedersi riconosciuto un titolo di una università anglo-sassone piuttosto che di una italiana, ma farci fregare anche dalla Svizzera mi sembra eccessivo!
I figli dei miliardari cinesi sono miliardari anche loro. Cioè pieni di soldi e di vizi. Delle miniere d'oro che camminano. Non sarebbe male farli venire a studiare in Italia. Soldi, business, opportunità di lavoro, cash nelle tasche dello Stato e degli italiani. Se lo capisco io che di economia non capisco un cazzo allora possono arrivarci tutti.
Sarebbe forse ora di smetterla di lamentarci per i negozi cinesi in Italia e "importare" anche altri tipi di cinesi. Così, come fossero carne da macello. Così, come fossero cassaforti da svuotare invece che giovani da formare. Così, come il capitalismo globale insegna.
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