Di quel viaggio in America Centrale (I): viva Sandino, viva il Nicaragua!
Ebbene sì, lo dico da una trentina d'anni e finalmente l'ho fatto: il viaggio in America Latina!
Un "viaggetto" per la precisione: solo tre settimane, poi il dovere chiama. Meglio di niente.
Raggiungere Managua (capitale del Nicaragua) dall'Italia è un'impresa in termini di soldi e di tempo. Che poi sono la stessa cosa. Pullman mattiniero da Macerata a Roma, bus per Fiumicino, una notte da passare ad Amsterdam (non mi facevo una canna dal 1943), la traversata oceanica fino a Panama city e poi l'ultimo sforzo: l'atterraggio in Nicaragua.
Macerata-Managua 48 ore. Poteva andare peggio: cent'anni fa sarebbero stati due mesi solo di nave. La tecnologia e il progresso fanno miracoli. Decisamente.
Mi avevano detto tante cose dell'America Latina. Molte altre ne avevo lette. A volte è meglio partire senza sapere niente. E' l'unico modo per godersi appieno un viaggio. Al massimo si rischia di morire. Ma so che gente come Giuseppe Tucci avrebbero gradito.
Per paura dei narcos, della criminalità, degli stupratori seriali, della CIA e dello Stato della Chiesa ho deciso di passare la notte (in paranoia) all'aeroporto di Managua. All'alba ho preso il primo bus per Leon, un paio di ore a nord della capitale nicaraguense.
Prime impressioni dal Nicaragua? Un posto tranquillo, con gente rilassata, dove tutto procede a ritmo rilento. Per quello che ci hanno insegnato nei paesi occidentali il primo aggettivo da attribuire a questa terra è "povero". Io preferisco "semplice". Altri lo definiscono "terzo mondo" o "paese in via di sviluppo". A me sembra che la gente viva con grande dignità, vedo pochi accattoni o senza fissa dimora in giro, non vedo bambini per la strada o anziani vestiti di cenci. Poco asfalto per le strade, case alte quattro metri massimo, zero palazzoni, molto traffico e poco chaos. Appena esci dai centri urbani ("urbani" qui è un eufemismo) il paesaggio mi ricorda molto il Kenya o il Sud-est asiatico. Mi avevano raccontato di criminali che ti rubano anche i reni e di tremendi draghi dagli occhi color piombo che ti divorano in un sol boccone sputando a terra solo le scarpe. Fortunatamente non ne ho incontrati.
Managua ha oltre due milioni di abitanti ma a vederla sembra un enorme villaggio, una baraccopoli senza fine. Colpa anche del terremoto del 1972 (ventimila morti, mica cazzi). Leon è invece una sorta di villaggio minore, dove evidente è l'eredità culturale di stampo coloniale a livello architettonico e urbanistico. Chiese del 1600 e piccole piazze colorano la città, assieme ai ritratti sui muri di rivoluzionari sudamericani (il Che in primis) e raffigurazioni di Cristo. Socialismo e cristianesimo sono le due anime politiche del Nicaragua, paese in cui i sandinisti (i rivoluzionari marxisti ispirati da Augusto Cesar Sandino) sono al potere dal 1979, nonostante i tentativi dei Contras e del governo americano di sovvertire l'ordinamento di questo Stato centroamericano.
A Stalingrado non si passa. In Nicaragua, evidentemente, neanche.
1 Comments:
"Mi avevano detto tante cose dell'America Latina. Molte altre ne avevo lette. A volte è meglio partire senza sapere niente. E' l'unico modo per godersi appieno un viaggio. Al massimo si rischia di morire."
madre mia. parole sante. la gente è paranoica, sull'America Latina, e se stai a sentirli finisce che non ci vai. io arrivo a ottobre, Caraibi prima e Cono Sur dopo, tempo indefinito. mai messo piede lì, sono andata in Asia altre volte prima, ma mai in AL. vediamo se mi piace..
Post a Comment
<< Home