Weekendaddio (senza apostrofo)
Sai che?
Che ho passato un weekend da paura. La tipa
irlandese conosciuta on-line che mi ha ospitato a Galway è una persona
stupenda, ancora una volta sono stato fortunato. Vive in un casetta colorata
nella parte ovest di Galway, a quindici minuti a piedi dal centro. I
coinquilini sono tutti trentenni scoppiati come me, gente che arriva e che
parte, una tipa americana ospite da un mese e un’altra ragazza americana di
origini vietnamite, studentessa di medicina a New Orleans, che era come me lì
ospite per qualche giorno. E una gatta obesa. Insomma, una grande famiglia. E
un salotto da far invidia al film “Paura e delirio a Las Vegas”. La tipa che mi
ha ospitato, Tara (nome inventato), e Amelie (nome sempre inventato, la ragazza
americana di New Orleans), sono amanti del cibo e della cucina. Mai visto tanta
cura e dedizione per il cibo. Nonostante la linea, invidiabile, di entrambe.
Sanno come prendere un uomo per la gola. Poltrone in pelle umana, un bong e
film fino a morire completavano il salotto. La sera la “famiglia” si riunisce
in sala per parlare del più e del meno, scolare vodka e fumare erba. Mi
sembrava di essere tornato indietro nel tempo, io giovane matricola
all’università a Roma. Ho condiviso la stanza con Amelie.
Il primo giorno, sotto una pioggia battente e
costante, sono andato a visitare le Aran Islands, a circa due ore da Galway tra
bus e traghetto. L’attrazione maggiore sono gli strapiombi di trecento metri
sul mare. Mai vista una cosa simile. Mi sono steso al limite del dirupo e sono
rimasto non so per quanto tempo a fissare il vuoto e le onde dell’Oceano Atlantico
sulla scogliera. Uno spettacolo unico. Mentre l’acqua mi entrava da sotto
tramite l’erba bagnata e da sopra grazie alla gentile concessione della pioggia
perenne, ho pensato che un tuffo da lì è uno dei migliori modi per farla finita.
Il giorno che sarò davvero stanco di vivere spero di avere ancora soldi ed
energie per venire e a buttarmi da qui.
La sera sono tornato a casa con un unico
pensiero: una doccia calda e vestiti asciutti. Sono vecchio, dopotutto.
Riunione di famiglia, vino e film fino a tarda notte.
Il secondo giorno invece Tara si è offerta per
scorrazzarci in auto per Connemara, una regione collinare e brulla, fatta di
pietre e del verde dei prati, paludosa e selvaggia. Sembra la Sardegna
settentrionale ma con più acqua, sembra il delta del Po ma con più rocce. Con
Tara, Amelie e un’altra coinquilina abbiamo visitato un numero imprecisato di
paludi, spiagge rocciose, castelli, recinti di cavalli, case abbandonate,
laghetti, rifugi di pescatori, ristoranti. Una giornata da incorniciare.
La sera è poi scoppiata la voglia di pub e
delirio. Dopo svariati bicchieri di birra, vino e vodka, la “famiglia” si è
trasferita in uno dei tanti pub di Galway ovest, con tanto di musica
tradizionale irlandese e Guinness a fiumi. Stavamo andando bene, finché il pub
ha deciso di chiudere e di cacciarci fuori, così ci siamo spostati verso un
altro pub, enorme e pieno di giovani, due concerti rock allo stesso tempo.
Sidro, rhum e whisky, io pensavo di aver già conosciuto i peggiori ubriaconi
del pianeta Terra ed invece mi sbagliavo. La “famiglia” ed i loro amici mi
hanno fatto notare come lì la gente non ha un bicchiere in mano ma due. Due è
il numero perfetto. Un bicchiere per mano. Con un solo bicchiere non sei
nessuno. E lì ho dovuto calare giù il cappello e riconoscere lo stile
decisamente superiore dei locali ubriaconi di Galway: due bicchieri in mano
allo stesso tempo. Ho visto gente rullare e fumare sigarette con una sola mano,
mentre l’altra era occupata da un bicchiere di rhum e un altro bicchiere
aspettava pazientemente sotto il braccio. Barcollare era la norma, restare in
piedi la sfida. Vivissimi complimenti davvero. Verso le due e mezza di notte anche
lì i buttafuori ci hanno invitato all’uscita, e Tara ha portato me e Amelie
verso casa, mentre gli altri erano ancora a gozzovigliare in strada, tra
ragazze semi nude lunghe sul marciapiede, accenni di rissa e polizia a portar
via gorilla ubriachi. Posso dire di esserci già stato all’inferno. Ma il peggio
doveva ancora arrivare. Una volta a casa le mie adorabili compagne si sono
messe a cucinare e a mangiare, io avevo solo la forza per osservarle steso sul
divano. Non è passato molto che il resto della “famiglia” con amici al seguito
si è presentato con vino rosso, patatine fritte e metanfetamine. Un cocktail
micidiale. Data anche la mia età, ho capito che era il momento di tagliare la
corda, seguito da Amelie. Ricordo solo che i ragazzi sono stati di sotto a
gridare dalle tre alle nove di mattina, dio li benedica!
Amelie ha preso un bus per Dublino alle dieci
di mattina, io quello per Cork alle tre di pomeriggio.
Un weekend di delirio. Evviva il delirio! Evviva
Tara! Evviva la “famiglia”!
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