Diario di un prof: l'ultima lezione
La mia ultima lezione non è stata meno emozionante della prima. Diverso è stato invece l'approccio. Più sicuro e meno impacciato, decisamente. In classe una quindicina di studenti, meno della metà. Gli esami sono vicini, le lezioni terminano questa settimana, le biblioteche sono aperte fino a notte fonda e sono piene di ragazzi che dormono sui libri.
Ho dato la mia ultima lezione di questa prima esperienza da docente universitario. Il mio lavoro non termina però qui: il contratto scade a luglio e nei prossimi mesi dovrò dedicarmi alla burocrazia amministrativa nel dipartimento, seguire i laureandi nella tesi, correggere gli esami, fare ricerca. Ma per quanto concerne l'insegnamento, per ora la mia esperienza termina qui.
Ultima lezione molto blanda, mai lezione fu più informale. Studenti tutti attenti, stranamente. Tanto per fare l'anarchico sono partito chiedendo se ci fossero domande. Non so bene su cosa, visto che non avevo ancora detto niente. Visto che nessuno alzava la mano, ho parlato per i seguenti quaranta minuti, facendo un riassunto dell'intero corso, introduzione alla storia della cultura cinese.
Con gli studenti ho riattraversato quanto illustrato negli ultimi sette mesi, passando poi a menzionare brevemente alcuni aspetti sociali e politici della Cina contemporanea e mostrando un paio di brevi video sul matrimonio in Cina.
“Tuttavia questa, di cultura cinese, non è che l'introduzione. Spero vivamente sia stata di vostro gradimento”, ho terminato la mia arringa così. Inchino, applauso e tutti a casa.
Soddisfatto del mio operato, spero lo siano anche gli studenti. Li boccerò tutti agli esami, tutti indistintamente e in piena ottica egualitaria: tutti uguali di fronte all'esame, tutti bocciati. No, non perché non siano bravi, ma solo per godere del poco potere che la vita professionale ti concede. Abusandone e utilizzandolo nel peggiore dei modi.
Non è male, il mestiere di docente.
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