Thursday, October 20, 2011

My life in Cork: descrizione di una giornata tipo (parte seconda)

Il mestiere di docente universitario punk e con pericolose tendenze anarco-insurrezionaliste non è affatto male. La mia vita sociale si svolge tutta all’interno delle quattro mura dell’ufficio. Su una comoda poltrona girevole. Vengono spesso a trovarmi la preside, i colleghi di lavoro, i dottorandi, gente che ha sbagliato porta, gli studenti e la donna delle pulizie. Ci si scambia quattro chiacchiere, ci si fa i cazzi degli altri, si lavora di gossip, ci si beve una tazza di tè. Gli studenti vengono a chiedermi informazioni sul corso, suggerimenti per la ricerca e materiali. Le studentesse scollate sono le più pericolose. Per il resto lavoro su libri e computer, ma mi dedico anche (e con un certo orgoglio) al cazzeggio: blog, feisbuc, documentari, pause di riflessione.

Intorno alle nove di sera stacco. Non dal lavoro, ma dall’ufficio. Il lavoro me lo porto a casa, come ogni sfigato che si rispetti. Ripercorro la strada della mattina. A quest’ora è frequentata da studenti che escono per comprare birra e vodka nei piccoli alimentari. E si preparano a far festa. Il mattino dopo troverò puntualmente cocci di bottiglia e vomito qua e là. Stamane ho incontrato una ragazza bionda sui vent’anni che sembrava uscita da un film dell’orrore. O da una festa studentesca irlandese. Scalza e in minigonna sul marciapiede, sembrava vittima di uno stupro, ma parlava allegramente al cellulare e puzzava talmente d’alcool che ho intuito non necessitasse del mio aiuto. Peccato non avere dieci anni di meno e potersi dare sfacciatamente all’eccesso.

Sto facendo del mio meglio per mantenere una certa “distanza” tra me e gli studenti. Ma so che prima o poi cederò e mi farò coinvolgere nelle loro attività di auto distruzione. E perderò questo posto di lavoro. Succede. Speriamo succeda.
Qualche sera fa passavo per la solita via adiacente all’università, abitata da studenti fuori sede. C’è molto movimento in strada, giovani ubriachi cantare e far festa. Incontro uno dei miei studenti, visibilmente sbronzo e con una bottiglia di vino in mano. Lo incrocio con lo sguardo e sorrido, lui fa finta di nulla, nasconde la bottiglia e mi ricambia con un cenno della testa. “Riposo, soldato!” dico in testa mia. E penso “Dai coglione, chiedimi di entrare a far festa con voi, dai, avanti, chiedimi, chiedimi, chiedimi!”. Ma non chiese. Devo avere un’aria troppo seria. Da vecchio. Colpa mia, evidentemente. Comunque all’esame lo boccio, il malcapitato.

Sulla strada di casa mi fermo a consumare un panino. Finalmente rientro a casa, mi tolgo le scarpe, mi butto a letto e di solito a questo punto decido cosa fare fra queste due opzioni:
- scolarmi qualche Guinness guardandomi un film al portatile steso a letto.
- scolarmi qualche Guinness in un pub poco lontano da casa con portatile e connessione wi-fi.
Di solito vado per la seconda. È la tossicodipendenza da internet. Così mi rimetto le scarpe, riesco di casa, riprendo la strada per l’università e mi fermo al pub. Ordino la prima birra, riapro il portatile e via di nuovo a preparare lezioni e leggere e-mails. Alla quarta Guinness la testa è meno pesante e anche il corpo più leggero. È tempo di tornare a casa e buttarmi placidamentee tra le braccia di Morfeo.

Spesso incontro miei studenti al pub. Mi chiedono di unirmi a loro per una birra. Rispondo sempre “No ragazzi, ho ancora del lavoro da fare”, sottotitolo “sto preparando la lezione di domani per voi cazzo!”. Anche alle bevute con i miei ragazzi mi tocca rinunciare.

Penserete forse che questa è una vita di merda. Io non me ne lamento eccessivamente. Il motivo è semplice: mi piace quello che faccio. Zero tempo per me e meno ancora per la vita sociale, ma per ora mi sta bene così. Studiare mi appassiona, non ho altri impegni se non quelli universitari, senza capi che mi dicano cosa fare, organizzo tutto in assoluta libertà e lo stacanovismo nel mio lavoro non è imposto ma auto-imposto. Praticamente volontario.
Mi sento fortunato.
Al resto pensa la Guinness.

1 Comments:

At 12:15 PM, Anonymous Anonymous said...

beh.. fino a qui tutto tranquillo, anche simile alla mia giornata tipo. il problema e' quando si susseguono giornata tipo dopo giornata tipo. cazzo allora uno molla tutto e se ne va e ci sta anche farlo.. ma quella stronza continua a inseguire e la si vede dallo specchietto retrovisore che mantiene il passo tutta rilassata.. non si stanca mica la puttana.
fino a quando si studia e si va avanti a cicli fino al PhD ok.. poi un giorno ti svegli e quella e'la tua vita and that's it.
scusa l'ottimismo ma oggi voglio mandare a fanculo tutte le giornate tipo che incontro sulla mia strada.

 

Post a Comment

<< Home