Cork tutta la vita
La prima impressione? Un paradiso in terra! E sotto ogni punto di vista. Questa città sorprende per la sua vivibilità e vitalità. Una città che strega. Faccio fatica a trovare aspetti negativi o difetti di Cork. Sembra di vivere un sogno.
Per quel poco che sono stato qui (quattro giorni ormai) resto estasiato da tutto: la città, la gente, l’università.
Più che una città sembra un paese allargato. Non ci sono palazzoni né grattacieli. Le case sembrano gli hutong di Pechino. Ma colorate. Il colore qua vince. Le insegne, i negozi, i pub: tutto colorato. Il grigio pallido del cielo e il verde dominante fanno da cornice. Cork è attraversata dal fiume Lee, che nel centro della città si biforca per poi ricongiungersi poco dopo. Le acque hanno un riflesso nero, col verde scuro della vegetazione, le anatre e il colore rosso scuro dei mattoni dei ponti creano un mistico senso di incantesimo, paese fatato come nelle favole dei fratelli Grimm.
“Friendly” è la parola che sento più frequentemente. Significa “amichevole”, ed è effettivamente quello che tutti pensano di Cork e della sua gente. Le strade sono pulite, non c’è traffico o folla in giro. I lati della strada sono pieni di pub, dove la gente (e gli studenti in gran parte) si chiude nel tardo pomeriggio. Se hai bisogno di indicazioni stradali o qualsiasi altra cosa non hai che da chiedere. La vita in generale costa più che in Italia. Ma questo non mi preoccupa. Non ho ancora un contratto e non so quanto verrò pagato, ma mi conosco e so che non avrò grandi spese. Il cibo è saporito, di mio gradimento. Alla mensa universitaria puoi fare pranzo con 6-8 euro: carne lessa, patate, carote, zuppa di legumi, pane e acqua. Bere costa fottutamente tanto. Al supermercato come al pub. Questo mi fa strano. Gli irlandesi sono grandi bevitori, a giudicare dai prezzi della Guinness (2 euro al supermercato per una lattina da mezzo litro, 4,5 euro al pub per un bicchiere da 0,4) pensi che lavorino solo per pagarsi le sbronze. La sera i pub sono pieni di ragazzi e ragazze (in minigonna e tacco alto, nonostante la temperatura non proprio estiva), lunghe code si formano fuori dall’ingresso, i buttafuori in uniforme regolano la fila e allontano gli ubriachi. Fiumi di birra ed urina si consumano dentro e fuori dai locali. Musica dal vivo a partire dalle cinque di pomeriggio. Lo sport nazionale è l’Hurling, una via di mezzo tra hockey, baseball e calcio. L’altro sport molto seguito è il Gaelic Football, una intreccio di calcio, basket e rugby. Le irlandesi non sono le donne più belle del mondo, ma sembrano tutte bamboline da collezionare, con le guance rosse e paffute, capelli color oro o rame, lentiggini alle gote, occhi verdi e naso all’insù.
Mi avevano detto di stare attento alle risse. Odio le risse. Specie quelle per futili motivi, tipo il calcio, le donne o il bicchiere di troppo. Sto quindi attento a non esagerare con l’alcool e stare alla larga da questi bestioni ventenni con due spalle da rugbisti, spesso su di giri. Ieri sera sono entrato in un pub con alcune studentesse in Erasmus, locale molto caratteristico, galloni di birra dietro al bancone. Mentre ero a far la fila per prendere da bere, il tipo di fronte a me si gira, urta il mio braccio e lascia cadere numerosa birra a terra. Sento proprio lo “splash!” del liquido che si sfracella sul pavimento. Fisso le sue scarpe, un brivido parte per la schiena, temendo il peggio alzo lo sguardo sopra la mia testa, fisso smarrito gli occhi verdi del tizio. “Non preoccuparti amico, è colpa mia” mi fa. Avevo già in preventivo una testata sul mio povero naso e un paio di cazzottoni alle mascelle. È andata bene. San Patrizio ha fatto il miracolo!
Dulcis in fundo, la sorpresa dell’università: è la mia prima esperienza come docente in un dipartimento di studi orientali, e di ragioni per cagarmi sotto ne avrei a bizzeffe. Invece sta andando tutto oltremodo bene, ne sono davvero felice. Il primo giorno di lezioni arrivo con due ore di ritardo: ho passato la notte prima in bianco, per colpa del fuso orario (New York-Madrid-Roma-Dublino cazzo!) e per tutto il lavoro che avevo da preparare. In facoltà però nessuno mi dice nulla. Vado diretto in segreteria, affronto Mrs Ching, una cinese del Fujian, trapiantata in Irlanda. “Oh, lei è il Dr. Massaccesi!”, esclama. Neanche il tempo di presentarmi, comincia a parlarmi in cinese e mi dà in mano un paio di chiavi. Ci credete? Ho un ufficio tutto mio! Scrivania, due computer, poltrona girevole, due sedie, stampante, tè, libreria e finestra sul campus. Non ci credo neanche io. Sulla porta c’è scritto il mio nome. Non me lo aspettavo. Avere un ufficio tutto mio, più grande di quello dei miei ex prof alla facoltà di Studi orientali a Roma. Uno ad uno sono venuti a presentarsi gli altri docenti del dipartimento e gli studenti di dottorato. Molti sono cinesi. Mi parlano in cinese e mi chiedono della mia esperienza in Cina. Ho fatto subito amicizia con un giovane docente di filosofia coreana e con due dottorandi irlandesi che fanno ricerca in Cina. La preside (cinese anche lei) è venuta a darmi il benvenuto e farmi gli auguri per l’insegnamento.
Non mi aspettavo un’accoglienza non solo calorosa, ma soprattutto civile e professionale. Noi italiani siamo abituati a prenderlo sempre in culo dal padrone e dallo Stato. Per ora qui non sembra funzionare così.
Ho quattro corsi questo semestri (troppi! La mole di lavoro è eccessiva!), di storia, cultura, società e genere in Cina. Tutto in inglese, spero di essere all’altezza. Per ora l’approccio con gli studenti è stato ottimo: abbiamo parlato molto, li ho introdotti allo studio della Cina e ai corsi che faremo. Sto imparando molto anche da loro. L’idea che hanno della Cina è molto superficiale, ma si rendono conto della loro superficialità. Benissimo: significa che hanno molto da conoscere, e a guidarli in questa impresa sarò io a dover fare del mio meglio.
Il campus è un paradiso nel paradiso. Gli edifici sono antichissimi, sembrano dei monasteri, delle abbazie, dei castelli. Alti torrioni in stile gotico circondati da giardini verdi e fiori gialli. Un ramo del fiume Lee scorre di fianco al campus. Gli studenti gironzolano per le varie aule dell’università, si fermano a chiacchierare sulle panchine, sui prati, nei caffè. Qui esistono le “società” e i “club”, ovvero organizzazioni studentesche di sport, cultura, arte, politica. C’è la società degli atei, dei giovani socialisti, di cultura spagnola, di studi celtici, di calcio o di frisbee, per intenderci.
Oggi è venuta a parlare nel nostro dipartimento una signora cinese che vive a Cork da dieci anni, dove ha aperto un negozio di oggettistica cinese. Ti aspetteresti che una tipa del genere stia lì a pubblicizzare la sua attività commerciale e provare a venderti le sue cianfrusaglie. E invece no. Per mezz’ora ha illustrato il suo profondo amore e attaccamento per Cork, “la vera capitale d’Irlanda” e “la città ribelle”, come la chiamano da queste parti. La signora ha detto una cosa che condivido: “l’unico problema è il clima. Piove spesso ed il cielo è sempre grigio. Ma lo accetto. È il prezzo da pagare per il paesaggio costantemente verde che l’Irlanda ti regala”. Un verde così vivo e fresco lo trovi difficilmente in Italia. In Cina settentrionale non esiste proprio. Ed infatti non le manca la sua Pechino. La tipa ha poi fatto una lunghissima lista di luoghi da visitare a Cork e vicino Cork: parchi, castelli, chiese, mercati, spiagge, musei. Tutto immerso nel verde, raggiungibile con mezz’ora di bus e in gran parte gratuito.
Se un dio esiste, che benedica l’Irlanda! Io aspetto di scrollarmi di dosso un po’ di lavoro e andarmene in giro con gli amici che mi sto pian piano facendo qui. Affittare una macchina e gironzolare fuori città, all’avventura.
Stasera c’è la Culture Night 2011, musica e spettacoli per le strade del centro. Check it out:
www.culturenight.ie
Saluti punk da Cork!
p.s. Ho anche trovato un alloggio, con altri lavoratori, irlandesi e non. L’indirizzo di casa è Friar Street 105. È a quindici minuti a piedi dalla University College Cork (UCC) e a tre minuti dal centro. È vicino a O’Sullivan Street, sul ramo sud del fiume Lee. Venite quando volete, tutti ben venuti a Cork! Unica cosa la mia stanza è piccola, c’è posto per una sola persona, ma il soggiorno è ampio e se i coinquilini non mordono il divano è grande abbastanza per passarci qualche notte. Il mio numero di cellulare è 00353-(0)867214727, quello dell’ufficio è 00353-(0)214902640.
4 Comments:
Ohi, ciao, sono Zoe, l'amica di Marisa. Giààà seguo il tuo blog, bah.
Senti, non è che per puro caso saresti in grado di darmi qualche info su qualche corso post-graduate lì a Cork? Purtroppo non ho proprio intenzione di continuare la magistrale in Italia e, prima di prendere in considerazione solo ed esclusivamente la Cina, pensavo di dare un'occhiata alle offerte della nostra vecchia Europa.
Tra l'altro, complimenti per i fusi orari!
Saluti punk da un paesino in Abruzzo
-Zoe
mandami una mail a maodun@virgilio.it , ti rispondo li'!
ahahah Ho un sorriso stampato in faccia come avessi visto la madonna, e difficilmente se ne andrà! Cork bellissima, l'università pure, TU INSEGNANTE con tanto di ufficio, l'entusiasmo contagioso... Daniè penso proprio che abbia trovato il tuo posto nel mondo, e ben meritato! ti abbraccio forte e mandaci info sui postgraduate! :)
ciao, Marisa.
Sei proprio matto! Solo tu puoi dare indirizzo e numero di telefono così... con leggerezza e spensieratezza! In bocca al lupo PROFESSORE!!!
Simone
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