APPUNTI DI VIAGGIO: NEW YORK STATE (5)
Buffalo non deve essere ancora tanto lontano. Sono in questo cazzo di treno da sette ore ormai.
Lo sapevate?! I neri qui hanno una dignità. Non saprei dirvelo meglio. So che è una frase ridicola e che suona anche un tantino razzista. Ma è così. Voglio dire, da noi, in Italia, se sei nero o raccogli i pomodori per 20 euro al giorno, o fai il venditore ambulante o spacci. Semplice. Da noi “filippino” non è una nazionalità, ma un mestiere. “Albanese” è un insulto, “romeno” sinonimo di delinquente, “cinese” significa di basso costo e bassa qualità. Gli stranieri non hanno dignità. Al massimo vivono di espedienti o sfruttati dal capitalismo mafioso italiano. Si chiama carità cristiana: invece di ricacciarli al loro paese, permetti loro di elemosinare fuori dale chiese o fare quei mestieri che noi giovani italiani col cazzo che andiamo a fare.
Qua invece neri, asiatici, ispano americani, indiani e arabi hanno una dignità. Si confondono nella scala sociale, non hanno un corrispettivo fisso nella classe sociale, tipo in Italia marocchino uguale spacciatore, polacco quindi muratore, nigeriana ergo prostituta.
Qua hanno una dignità cavolo. E all’occhio poco abituato a questa promiscuità etnico-culturale radicata da secoli di un viaggiatore italiano la cosa sconvolge piacevolmente. Qui vedi anche un giacca e cravatta nero allungare due dollari al senza fissa dimora bianco buttato per la strada, o il taxista bengalese scendere dalla sua auto per aiutarmi a capire come cazzo raggiungere Times Square.
Qui anche il presidente della nazione è di colore, e non abbronzato come il nostro premier.
Notevole.
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