Tuesday, June 28, 2011

Per Simone. E per lei.

“Porca puttana. Finire col perdere la testa per una che di mestiere fa la puttana. Sadomaso, oltretutto. Il suo telefono squillare in continuazione e il mantra “Scappo. Mi aspetta un cliente”. Vederla tornare che ha ancora voglia. La borsetta piena di banconote. E tu neanche i soldi per il taxi. Pagarti bistecche nei ristoranti dove mai avevi messo piede prima. Mica lo faccio per me. Me ne frego delle bistecche. È che provo tenerezza a vederla affondare i denti nella carne e riempirsi di grasso il rossetto di marca. Non parlo mentre lei mangia. La osservo. Al massimo fumo. “Racconta qualcosa” mormora tra un morso e l'altro. Cosa vuoi che ti racconti, sei così bella. “Raccontami qualcosa tu”. Uno sbaglio. Me ne sbatto di sentire dei regali che le fanno i clienti. “Andiamo a bere un bicchiere?”, ci provo ogni sera. “Sono stanca. Andiamo in hotel”. Quale? Penso io. In sette giorni che ti conosco ne avrai cambiati almeno quattro. Quando torniamo in stanza il garzone al piano terra mi saluta con un inchino. A volte mi sento io la sua puttana. Ma non riesco a togliermela di mente.
Rimpiango i tempi in cui mi svegliavo sfatto sul letto della piccola Elizabeth. Il mio corpo appiccicoso, anche d'inverno, con le sue gambe ancora infilate addosso. Me la scollo di dosso, poggio i piedi sul pavimento, la testa pesante e la voglia di vomitare. Lei apre gli occhi e resta immobile, a fissarmi. “E va bene” di solito era così “raccontami che cazzo ho combinato ieri sera”. Lei richiudeva gli occhi e si voltava dall'altra parte, visibilmente incazzata. “Beh, almeno sono finito nel tuo letto e non in quello di qualcunaltra!”. Ingrata.
Mi alzavo in piedi, alla ricerca di qualcosa di ghiacciato da bere. E di un Dio da bestemmiare.”

Martin Wolfgang Tracy

0 Comments:

Post a Comment

<< Home