Saturday, July 24, 2010

Sesso illegale

LICENZIOSITÀ DI GRUPPO
Il sesso è un reato, il partito comunista continua a comandare anche nelle camere da letto.

In Cina la tortura, durante un interrogatorio di polizia, è ammessa. Il sesso invece rimane un reato. Fino al 1997 avere una relazione al di fuori del matrimonio era considerato «teppismo». Nei primi anni 80 un uomo, ritenuto promotore di un «gruppo immorale», fu condannato a morte. La legge 301 prevede oggi pene meno definitive. I colpevoli di violare «l’etica dello Stato» possono però scontare fino a cinque
anni di carcere. In realtà l’offerta di sesso a pagamento non è mai stata generosa quanto oggi. I cinesi guadagnano di più, milioni di emigrati lavorano lontano da casa, milioni di donne si trasferiscono dai villaggi nelle città. Un popolo di individui soli, incapaci di dare un senso alla vita, anestetizza il dolore che lo travolge affollando locali notturni, saloni per massaggi o parrucchieri dove la compagnia di un’estranea costa pochi yuan. Non è un mercato ossessivo e obbligatorio come quello del Giappone, dove i «piccoli giochi» del dopo-lavoro sono indispensabili
per guadagnare il rispetto dei colleghi. Ma con il tempo, e grazie all’esempio di vecchi funzionari di partito sempre accompagnati da stormi di ragazzine, anche i cinesi si stavano convincendo di un lento ritiro del potere dalla loro esistenza
privata. Alcuni episodi testimoniano che si sono sbagliati. Per la prima volta, dopo vent’anni, un articolo della legge sul «teppismo sessuale» è stato applicato contro un irreprensibile professore di informatica di Nanchino. Ma Yaohai, 53 anni, aveva organizzato una compagnia di coppie disposte allo scambio dei partner. Dopo otto mesi di carcere è stato condannato a tre anni e mezzo per il reato di «licenziosità folle». Si è difeso chiedendo alla corte in che modo, dal divano di casa, avrebbe
potuto «sconvolgere l’ordine sociale». I giudici hanno risposto che dal 1997 la Cina vieta gli «incontri promiscui». Ma Yaohai ha perso il lavoro e il giorno in cui tornerà libero sarà costretto a sopravvivere grazie alla pensione che il morbo di
Alzheimer garantisce alla madre. La corte di Dongguang si è occupata invece di una studentessa di 17 anni. Un filmato, finito in Rete, la ritrae mentre intrattiene due uomini nudi. Anche lei è finita in carcere e dopo ventisei giorni è stata processata per «licenziosità di gruppo». Li Yinhe, sociologa dell’Accademia cinese di scienze sociali, ha accusato le autorità di «voler gestire e controllare la popolazione secondo norme che esse stesse non condividono e non rispettano». Alcuni giuristi hanno ammesso che il reato di «licenziosità» è assai vago e che il codice non chiarisce «il valore etico da cui il sesso dovrebbe allontanare». Centinaia di studenti universitari hanno protestato rifiutandosi di partecipare alle lezioni. Non chiedono solo che la diciassettenne venga assolta. Vogliono che i presidi smettano di applicare una legge, per altro sospesa, che vieta «baci e abbracci dentro il
perimetro degli atenei». Centinaia di ragazzi, sorpresi in effusioni, sono stati esclusi dagli esami e privati della possibilità di trovare un lavoro. La situazione, negli ultimi giorni, è però precipitata. Una giovane insegnante di Hefei, nella Cina
centrale, è stata accusata di aver sedotto novecento allievi in tre anni, tutti minorenni. Centinaia di famiglie l’hanno denunciata, ottendendo licenziamento e arresto. La professoressa ha infine ammesso cento relazioni in tre anni e i giudici sono in grave imbarazzo. La donna è celibe, come i suoi studenti, e lo Stato non persegue i flirt tra due individui consenzienti e non sposati. I genitori dei ragazzi pretendono di «essere risarciti» per un «comportamento immorale». La Cina scopre così di non sapere quale sia oggi esattamente la sua morale e il partito comunista fatica a chiarire i princìpi che lo autorizzano a comandare anche in camera da letto. Il Quotidiano del Popolo si è richiamato all’«etica tradizionale
della patria». Migliaia di persone, su internet, hanno definito la formula «ridicola» e chiesto al governo di stabilire se anche «innamorarsi sia illegale» e quale sia eventualmente «la prova da esibire per certificare l’amore». Nessuno ha risposto, tranne un giudice dello Yunnan. Ha assolto un alto funzionario pubblico accusato di aver stuprato una tredicenne. L’esame osseo ha provato che la ragazza, di anni, ne aveva sedici. Dunque, «licenziosità non provata».

Autore: Giampaolo Visetti

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