Tuesday, March 30, 2010

Hukou ed educazione ai figli dei migranti cinesi: critiche ad un servizio di Liberation

Philippe Grangereau, inviato in Cina del quotidiano comunista francese Liberation, ha realizzato un video di cinque minuti sul tema dell’hukou e dell’educazione ai figli dei migranti cinesi. Per farlo, è andato con la troupe a fare riprese e interviste in una baraccopoli fuori Pechino.

Qui trovate articolo e video :

http://www.liberation.fr/monde/06011789-chine-les-migrants-de-l-interieur

Chine: les migrants de l'intérieur
REPORTAGE VidéO
Venus des campagnes vers les villes pour alimenter le boom économique chinois, les «mingongs» sont des citoyens de deuxième classe.
Ils sont 200 millions: les migrants de l'intérieur chinois, venus des campagnes vers les villes, disposent d'un hukou, passeport interne qui les prive de droits élémentaires. Ecoles précaires, liberté de circulation restreinte et système de soins inacessible: un reportage de notre correspondant en Chine Philippe Grangereau au milieu du prolétariat chinois, dans la banlieue nord de Pékin.


Alcune (mie) piccole osservazioni :

Il francese lo capisco a malapena, ma mi sembra che l’impostazione del servizio sia (al solito) più da scoop giornalistico che di vera informazione. Si vuole denunciare l’hukou come sistema che di fatto emargina gran fetta della popolazione cinese, ovvero chi viene dalle campagne ma vive nelle città.

In realtà questo è vero solo a metà. L’hukou aveva indubbiamente valore in passato, ma con la riforma del sistema sanitario e dell’educazione ha perso gran parte del suo peso. Oggi lo stato sociale non è pagato dallo Stato, ma dal privato cittadino o dall’unità di lavoro. Conta dunque avere un buon posto di lavoro e non un « buon hukou ». In secondo luogo, l’hukou come sistema di controllo non funziona più. Oggi ci sono figli che nascono fuori dal matrimonio, dunque « irregolari » e privi di hukou. Ma questo non è un gran problema, se i tuoi genitori sono pieni di soldi. Lo è se non hanno una lira. Sto dicendo che, per quello che ho studiato e se non ho capito male, l’hukou ha perso totalmente « il potere » che aveva prima (nel bene e nel male). E dunque starsela ancora a menare su « hukou sì hukou no » è una commercializzata ipocrita occidentale in funzione anti governativa cinese. I problemi reali sono altri.

Un’altra piccola critica al servizio : di fatto non dice niente. Agglomerati di baracche (definite dal giornale « banlieu ») come quelle ne sono piene tutte le metropoli cinesi. Solitamente in queste « baraccopoli » (che niente hanno a che vedere con quelle che vedete in America Latina, India o Africa) trovate anche piccole organizzazioni di migranti, NGO, associazioni studentesche e di volontariato che si prendono cura dei bambini. Ne ho visitate, per motivi di ricerca, una nelle periferia nord-est di Pechino a dicembre, e una a Pechino ovest proprio ieri. Atmosfera Corea del Nord, baracche di lamiera tra stradine di fango, trentamila migranti provenienti da Henan, Hebei, Shangdong o Sichuan chiusi in pochi chilometri quadrati. E una quarantina di bambini che si ritrovano in un minuscolo centro fondato da una donna del Jiangsu, ex lavoratrice migrante e Shenzhen e Pechino. Una donna coraggiosa, di quelle sempre col sorriso in bocca, anche quando sclera contro il governo. Con altri tre quattro volontari gestisce questo mini centro tra le baracche dei migranti, dove i bambini vengono a giocare la mattina, fare il sonnellino pomeridiano e guardano cartoni animati mentre i genitori sono a lavoro. Due cose mi hanno colpito : la determinazione di questa donna e il bagno del centro, ovvero una tendina che nasconde alcuni secchielli dove i bambini e le bambine orinano allegramente. Uno spettacolo ! « Buon giorno professore » mi ha fatto una bimba minuscola. « Non sono professore, sono un amico della tua maestra » le ho risposto. Però magari un pensierino ce lo faccio.

Queste « baraccopoli » in Cina prendono il nome di « urban villages ». Conosco studiosi che fanno ricerca proprio su questo, sono architetti e scienziati sociali. Un giovane regista cinese che studia a Parigi vuole realizzare un documentario proprio sul tema dell’educazione ai figli dei migranti. E una docente che lavora nel Regno Unito studia l’educazione sessuale tra questi bambini. Educazione disastrosa e pressoché inesistente già nelle migliori scuole cinesi per i figli dei ricchi. Immaginatevi cosa sarà in queste scuole.

Un mondo da scoprire. Una delle tante sfide per il futuro. Avanti signora Ricerca, arrotolati le maniche e servi il popolo !

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