Alcolisti anonimi. Ovvero il gin tonic con caratteristiche cinesi.
E che dire del rapporto tra alcool e occidentali a in Cina? Noi uomini bianchi, si sa, siamo delle gran belle spugne. Non importa se di ceppo slavo (russi, polacchi, bulgari) o mediterranei (spagnoli, francesi, italiani) o anglo-sassoni (svedesi, irlandesi, inglesi, tedeschi) quanto a birra, vino, vodka e alcolici vari non prendiamo lezioni da nessuno.
Ma come si fa in Cina, dove la birra è acqua gialla con le bollicine e il vino locale fa schifo? I più danarosi (o i meno squattrinati) se la cavano con prodotti di marca, importati dall’estero. Non è il mio caso. Come si fa allora? Solitamente ci si adatta alle birre locali (Yanjing, Qingdao, Haerbin, etc…), dalla bassa gradazione alcolica, ma piacevoli da ingollare, specie nei periodi di clima rovente. C’è anche del vino cinese, ma io preferisco chiamarlo succo di uva trattato chimicamente allungato con alcool. Che non sarebbe neanche male, ma troppo dolce e decisamente non vino. Ma allora cosa bevono i cinesi? Tradizionalmente si ubriacano con qualcosa che viene tradotto in italiano come “vino”, ma per darvi un’idea diciamo che assomiglia molto di più alla grappa o alla vodka. È un distillato di cereali, trasparente, non troppo simile al sakè giapponese o al soju koreano. Ha un’alta gradazione alcolica (dai 40 in su), odore potentissimo, generalmente sgradito ai palati occidentali. Anche le peggiori spugne europee a Pechino rifiutavano volentieri e dicono che non è alcool ma kerosene. E probabilmente hanno ragione.
Ragione o meno, a me capita di berne spesso. I cinesi (gli uomini, solitamente sopra i 40 anni, solitamente operai, camionisti, migranti, contadini e strati sociali simili) ne bevono. A tavola. Mentre giocano a carte. E via dicendo.
Esistono vari tipi di questo liquore cinese, quello più popolare ed economico è quello di cui parlavo sopra, ovviamente ne esistono di più costosi e di qualità migliore, ma dalla gradazione alcolica e dal sapore non troppo diversi. Ciò fa sì che generalmente gli stranieri non ne bevono.
Molti studenti stranieri e giovani lavoratori a Pechino la sera la passano in locali “western style”, dove servono cocktail fatti con liquori importati (spesso falsi) a prezzi non alti ma alti abbastanza per il cinese medio. Risultato: il giorno dopo si svegliano col mal di testa, non per la quantità di alcool bevuto ma per la qualità.
Il problema che si pone al povero occidentale che non disdegna i piaceri dell’alcool è: come ubriacarsi a due lire senza dover bere dieci litri di birra cinese ogni volta e senza farsi di kerosene? Io ho la soluzione: gin tonic con caratteristiche cinesi.
Ingredienti: un limone, una bottiglia di grappa cinese.
Prendete un pentolino, versateci dentro il contenuto di una bottiglia di grappa cinese (“kerosene”, per gli amici), fatelo arrivare ad ebollizione. Questo serve ad abbassar un attimino il grado alcolico e togliere quel sapore da benzina senza piombo che la grappa cinese ha. Togliete ora il pentolino e spremeteci dentro il limone, poi lasciatelo dentro con scorza e semi e tutto. Quando il liquido si è raffreddato versatelo in una bottiglietta di plastica, tipo quelle dell’acqua minerale: è fatta, ora avete il vostro gin tonic con caratteristiche cinesi!
Enjoy!
4 Comments:
hai trovato un metodo per fare i cocktail con la grappa cinese senza che questa diventi ancora più imbevibile...Sei un genio
Interessante...averlo saputo quando vivevo in Cina. Io pensavo che il Baijiu caro fosse anche di qualità migliore. Era una convinzione non corroborata da esperienza diretta, perché di scommettere cifre elevate su quella roba non me la sono mai sentita.
Il vino rosso cinese invece l'ho provato, purtroppo, e spesso, accidenti. Io sono un italiano atipico, il vino non lo critico quasi mai: a meno che non sia sintetizzato in laboratorio, lo bevo e basta. Sono un tipo degli anni 90, quando gli italiani non erano ancora diventati tutti sommelier. Ma quella broda cinese fa veramente schifo.
Ieri invece ho assaggiato un vino thailandese. C'erano alla cena altre bocce di uve cilene e australiane con cui avevo già fatto amicizia, e quindi avrei lasciato volentieri quello siamese da parte, ma me lo offriva una ragazza molto dolce e carina, non potevo rifiutare. Ho messo in bocca il primo sorso memore dei vili assaggi dei tempi yunnanesi, quasi in apnea, pronto ad ingollarlo senza assaggiarlo. Invece non era per niente male, leggero ma bevibile, gradevole.
Per quanto riguarda la birra, quella thai a quella cinese gli dà due o tre giri di pista.
Zai jian,
Fabio
aggiungo a questo breve capitolo sull'alcool in asia che il rum filippino a 30 centesimi a bottiglia non lo batte nessuno...uno dei pochi risultati utili del colonialismo spagnolo
la birra tailandese batte quella cinese 10 a 0 anche fuori casa. tuttavia se paragoni il prezzo di una birra ad altri beni di uso comune, credo sia meglio buttarsi su una bottiglia di whisky tailandese, che ricorda benissimo il "kerosene" cinese. o almeno era così nel 2005.
spero di capitarci a breve. nelle filippine.
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