Friday, January 26, 2007

Torino? Il bis di capodanno


Quattro giorni di fuoco a Torino. Nel senso che sono stato strabene, allegro, spensierato, ottimista, positivo e positivista, a tratti marxista, fondamentalmente tranquillo, felice, fuori. Dovevamo partire in 900 per Torino, alla fine siamo partiti in due: io da Macerata e Laia da Barcellona joder. Chi per un motivo chi per un altro Torino e i torinesi me li sono goduti da solo. Ma procediamo con disordine. Domenica, quattro di mattina, stazione di Ancona, armato di sonno assalto l'Intercity Catanzaro-Torino Porta Nuova. A Rimini mi siedo, a Bologna ho 3 poltrone su cui svenire per rinvenire ore dopo: Torino. Scendo dal treno, nebbia, freddo, pioggierellina, cani della Finanza, Laia. Giretto robboso per il centro della città, ci incontriamo con Stefano, giullare maceratese studente fuori sede a Torino, pranzo in compagnia di amici/che a casa di Giulia, torinese puro sangue. Bottiglia di vino. Lascio i ragazzi e vagabondo con Laia in un'inutile ricerca di bettole: marciapiede, lambrusco del supermercato, rhum made in Cuba. Sul tardi zuppi di pioggia barcolliamo tra le quattro mura di casa Stefano e coinquilini. Chitarra stereo pareti colorate pasta due bottiglie di vino e rhum. Di corsa al concerto gratuito in Piazza Vittorio (due passi dal fiume Po), musica reggae-ska da ballare fino a impazzire, ma alle 11 i musicisti se ne vanno, andiamo a ballare in una grotta lì vicino dove mettevano musica reggae e niente biglietto. Zuppi di pioggia alle 2 facciamo ritorno a casa, lungo la strada io e Stefano tentiamo goffamente di buttare Laia in una cassonetto dell'immondizia, e poi di venderla come domatrice di leoni ad un mercante egizio. Non è la nostra serata fortunata: mattino. Grazie a Dio è ancora una giornata di merda, piove e fa freddo. Ancora zuppi della sera prima io e Laia andiamo a visitare una mostra di arte contemporanea orientale (artisti cinesi, giapponesi, coreani; esibizione non enorme, soprattutto video e cortometraggi, non eccezionale ma spunti interessanti). Stanchi e sbronzi dalla sera prima ci rifugiamo in un bar: birra e piadina, discussione vaghe e non. Altro giretto sotto la pioggia, niente barboni zingari punkabbestia per strada, tutto pulito ed ordinato, persone gentili, sembra di stare in Svizzera o in Austria, chiedo conferma a casa di Stefano: Torino non è Italia, è l'ultima città del sud in Europa. E ai piemontesi non credere mai. Tra asciugami e panni asciutti partono piuttosto velocemente due bottiglie di lambrusco, si ripresenta il rhum, stavolta con coca cola sottomarca. Armati di bottiglie partiamo in 5-6 per il concerto serale, abusivi nel tram, abusivi nella vita. Stavolta il concerto è molto più blando, strumentale, la gente ascolta ma nessuno balla. Rivedo vecchie amicizie di Macerata e Roma. Birrette in giro (ma sempre rigorosamente sotto la pioggia). Poi in una rhumeria, cioè un posto caldo e accogliente dove un sorridente ventenne marocchino ti fa provare rhum al miele alla liquerizia alla lucertola. Poi sfiniti a casa per l'ultimo bicchiere con qualche altro studente che si veniva aggregando. Abbiamo finito la bottiglia di rhum alle 4 di mattina. Poi non ricordo altro, solo di essere svenuto ed essermi ripreso a mezzogiorno con Stefano che sbroccava perchè non ha passato l'ultimo esame prima della tesi. Brutta storia quando ti slitta di una sessione la discussione della laurea per un cazzo di esame; anzi, per un cazzo di prof, che poi si sa, l'esito di un esame dipende al 99% dall'umore del prof la mattina della seduta. Joder.
"Quien quiera un puto rey que se lo paguen joder"
"La rivoluzione non è un giro di valzer, la rivoluzione è un atto di violenza joder!" Mao
Cercando di riprendere in mano la mia dignità, ritrovare la mia calzamaglia e farlo possibilmente con gli occhi aperti, mi preparo per andare a pranzo con una vecchia amica di Torino. Laia viene con me. Andiamo in un ristorante giapponese gestito da cinesi a mangiare zuppe e sushi, e soprattutto parlare di oriente, di Cina e Giappone, visto che Giovanna il giapponese lo studia da anni, e non vede l'ora di andarci nel paese del Sol Levante. Joder. Con Laia avevamo in programma di andare a vedere il GAM (galleria arte moderna), ma la testa e le gambe non ce l'hanno permesso. Abbiamo scelto invece un giro per le viuzze (niente pioggia ma un bel sole quel giorno) e shopping di mozzarelle e vino per alimentari economici nei pressi della stazione dei treni. Alle cinque a casa, Stefano ancora a dormire e rosicare per l'esame, Luigi davanti la tv, Diogo (studente portoghese di pittura, "luta kontinua! luta kontinua!") preoccupato per il taglio di capelli, Yuri soddisfatto del 26 preso all'esame di chimica strimpella la chitarra. Siamo tutti in vena, partono due lambruschi mentre ascoltiamo Guccini e parliamo di donne. Poco dopo accompagno Laia a prendere il treno per Barcellona (non prima dell'ultima birrozza dell' "hasta luego joder"); sbaglio un paio di tram, finalmente raggiungo gli altri al concerto di Goran Bregovic. Una marea di persone, bottiglie bicchieri urla danze gonne larghe vecchi anziani bambini. Polizia a vedere. Allegre bevute, pacche sulle spalle, quando attacca "Kalashnikov" la folla impazzisce, sotto i portici anche le nonne cominciano a danzare e strattonarsi, "Kalashnikov" suonata dal vivo, gridata e veloce fa malissimo alla salute. Finito il concerto andiamo a casa di Giulia con altre 7-8 persone, altro vino, altre discussioni. Alle 4 e mezza finalmente raggiungiamo casa. Alle 6 ho il treno per Ancona. "Dormo soltanto un'oretta Stefano, se non sento la sveglia prendimi a calci". Sono state le ultime parole famose. Mi sveglio rincoglionitissimo e in preda al panico alle 10 di mattina grazie a Diogo che parlava da solo. Saluto amorevolmente il resto della casa e mi fiondo in stato comatoso in stazione. Alle 8 e 30 di sera arrivo a Macerata sfinito ma ancora in botta d'adrenalina per le 3 giornate di cui sopra.
"Lucha! Y si pierdes y mueres has ganado porqué has luchado. Joder!"
Grazie a tutti ragazzi. E' stato come un secondo capodanno, spero solo di riprendermi presto. Joder.

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