Sunday, January 21, 2007

Il mio alcolista preferito



Capita gironzolando per bar e bettole della "mia" Macerata di beccare volti noti sempre allo stesso bancone, allo stesso tavolo, soli o accompagnati, con i bicchieri in mano. Non parlo di quelli di vent'anni, quelli hanno ancora tempo per rovinarsi, parlo di quelli di cinquant'anni e oltre. Hanno fama di alcolisti, o per lo meno di ubriaconi.
Io di alcolista ne conoscevo uno. Conoscevo per modo di dire, non c'ho mai parlato. Durante il mio secondo anno di università ho abitato per un periodo di sei mesi circa in un piccolo appartamento in Piazza Vittorio (di fianco alla stazione Termini), con un marocchino, una sarda, una pugliese e due gatti. Quasi tutte le mattine uscivo di casa per andare a lezione intorno alle 7.30 e tutte le mattine incontravo lui, l'alcolista in questione. Era già lì seduto su un gradino che dà sul marciapiede da un po' credo, non stava sempre nello stesso posto, ma comunque sempre nelle vicinanze. Era un barbone. Dormiva per strada, aveva sempre la stessa roba addosso. Era grande, sporco, capelli non troppo lunghi spettinati, lunga barba grigia, occhi chiari andati, grosse mani nere, gote rosso fuoco. Tendeva incurante la mano ai passanti, aspettava di raggiungere 70-80 centesimi, si alzava, si comprava un busta di vino bianco scadente (sempre la stessa marca, una di merda, non ricordo il nome) e si rimetteva (sempre da solo) a bere seduto sul gradino. Finita una busta ritendeva la mano per qualche spiccio e poi se ne comprava un'altra. Continuava così fino a sera, quando lo ritrovavo dalle 10 in poi lungo per strada nei dintorni di Termini (ma spesso sul marciapiede di casa mia), riverso su se stesso in una pozza di vomito e 4-5 buste di vino vuote intorno a lui. Era il mio alcolista preferito. Da quando ho poi traslocato (a Roma ho cambiato 6 case in 2 anni e mezzo di permanenza) non l'ho più rivisto, anche se a Termini e Piazza Vittorio capitavo spesso. Probabilmente morto. Probabilmente aspettava solo quello. Non l'ho mai visto mangiare o parlare con qualcuno. Tempo dopo ho lavorato come volontario alla mensa della Caritas di Termini, e non l'ho mai incontrato neanche là. Era gonfio in viso, ridotto male. Sempre nero di sporco, la mano ai passanti, le buste intorno a lui.
Quanto a me sono felice e rilassato. A ore parto per Torino e non posso che essere contento. Ricomincio un viaggio. E spero di farlo in anarchia.
"e se perdo e muoio vorrà dire che ho vinto perchè ho lottato"

1 Comments:

At 10:41 PM, Blogger Unknown said...

era il LECCIO. e nn fingere distacco, Anch'io ti ho visto sdraiato per terra con qualche busta vuota intorno...cia bro spassete a torino-laia-bol .-)

 

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