La mia su "Adolescence"...
- Premetto: sì, ne consiglio la visione;
- ne avevo molto sentito parlare e, come spesso accade, ha deluso le mie aspettative. Ciò è normale, nella vita non bisognerebbe mai avere aspettative e poter vivere le cose per come ci capitano. Non capita mai, ma sarebbe forse bello così;
- la scelta dell'unico piano sequenza per episodio dà un piacevole effetto per lo spettatore di "stare sempre sul pezzo", un mix di ansia, tensione, piacere della visione. Capita raramente, nel cinema;
- il piano sequenza unico ci obbliga a stare "in una sola situazione" per ogni episodio, avendo così una scelta limitata di attori, attrici, luoghi; evidentemente è qualcosa di voluto e ricercato dai creatori della serie TV, ma gli episodi si concentrano così su: casa e centrale di polizia nel primo episodio; scuola nel secondo; una struttura psichiatrica minorile nel terzo; casa, auto e negozio di ferramenta nel quarto;
- inizialmente la storia sembra girare attorno al presunto omicida tredicenne; in realtà lui appare quasi esclusivamente nel primo episodio (lo arrestano e ciao, interagisce poco, possiamo fare a meno di lui) e nel terzo episodio, in un dialogo a tratti violento con un'attrice che funge da psicologa, ma che mai ci fa davvero entrare nell'atmosfera specifica della narrazione;
- lodevole l'interpretazione del poliziotto e del padre del tredicenne che, leggo ora, è anche co-regista; due uomini virili e muscolosi (sebbene io detesti i palloni gonfiati, bianchi o neri che siano), alle prese col mestiere più difficile: quello di genitore;
- sebbene leitmotiv della serie TV siano bullismo e cyberbullismo nel complesso mondo degli adolescenti, a colpirmi è stato più che altro il secondo episodio: non tanto l'indagine dei poliziotti tra gli studenti e le studentesse della scuola, quanto il caos educativo che regna nell'istituto stesso. Il poliziotto, se non ricordo male, definisce la scuola un allevamento di bestiame. Da adulto, da genitore e, soprattutto, da insegnante, ciò è quantomai frustrante, umiliante, deprimente, ma in parte altrettanto veritiero. La visione che si dà di questo istituto scolastico da qualche parte nel nord dell'Inghilterra è realisticamente negativa, fatta di pochi dirigenti ed educatori spesso incompetenti di fronte ad un mare magnum di giovani e giovanissimi da formare, educare, guidare alla vita da adulti. Insegnanti che arrivano in ritardo, docenti assenti, personale che fa spallucce, dirigenti che non sanno cosa dire, ragazzi e ragazze imbellettati da una ridicola uniforme, aggressivi, violenti, svogliati, annoiati, abbandonati a se stessi; la sensazione che tutto sia lasciato al caos, alla provvidenza, al "io speriamo che me la cavo" è lacerante. Lo dico, ripeto, da adulto, da genitore, e, soprattutto, da insegnante;
- non avevo mai sentito parlare di "incel" ("celibe involontario", rende un po' l'idea in italiano) o di "manosfera"; forse questa serie TV aiuta a modo suo a entrare in contatto con questi fenomeni sociali, forse esagerati, forse adolescenziali, quasi paranoici o complottisti; capisco il potenziale disagio individuale, meno il fenomeno; leggere il tutto da questo limitato punto di vista, mi risulta un po' fuorviante;
- viviamo in un mondo di merda, ma questo già lo sappiamo ed è sempre un po' stato così, "Adolescence" non aggiunge né toglie molto. "Salvate i bambini!" scriveva cent'anni fa l'autore cinese Lu Xun, "Largo ai giovani!", aggiungo io: che ci piaccia o meno, il mondo è nelle loro mani, non che noi siamo stati in grado di fare molto di meglio...
"Adolescence" (2025), serie TV di Jack Thorne e Stephen Graham
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