Da quanto tempo non tornavo allo Stadio Del Conero...
Da quanto tempo non tornavo allo Stadio Del Conero, trincea tra le colline di vigneti a meno di dieci chilometri dal centro di Ancona. Tornarci ieri per questo campionato di Eccellenza Marche a sostenere la Maceratese in trasferta contro i Portuali Dorica, ha inaspettatamente sortito in me un mix di emozioni e considerazioni. La prima, da quanto tempo non tornavo al Del Conero? Sarà stato prima del Covid? Forse il 2017? Ricordo che c’era ancora Mauretto, appena arrivati ci siamo spintonati scherzosamente nel vano bagagli del pullman. La seconda, non venivo da un pezzo al Del Conero, ma nel 2022 e 2023 sono venuto per circa una volta al mese a fare volontariato nel carcere di Montacuto, il più grande in regione. Non è mai bello, il carcere. Chissà se da Montacuto, che in linea d’aria è giusto dietro questo stadio, si sentono i cori della Curva Just? La terza, Ancona città strana. Portuale, caotica, possente, un po’ desolante, decisamente multi etnica già da tempi non sospetti, aperta, dove il grosso lo fa il porto e quel via vai di grandi navi, dove da bambino venivo per le visite all’ospedale pediatrico, dove da adolescente venivo giusto per prendere il treno per Bologna o il nord Italia, dove tuttora avverto una sorta di malinconia e vagabondaggio, dove ancora apprezzo il Festival del cortometraggio, i loschi bar di periferia e poco altro. La quarta, il tornare in auto al tramonto in solitaria verso Macerata, dopo una vittoria corsara, il finestrino abbassato e un coro qualsiasi da gridare a squarciagola almeno fino a Porto Recanati, che lo senta pure la Madonna nera di Loreto.
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