一日 Una giornata.
Avrei volentieri dormito un altro po’. Ma poi… Poi c’è che mi aspettano le alunne e gli alunni in classe. Anzi, di solito sono io ad aspettare loro. Fuori c’è anche la nebbia… La nebbia? A Macerata? Se lo sapevo restavo in Irlanda. O in Padania. Ma tant’è! E poi, una volta sveglio, mi sa fatica restare a letto.
Cinque minuti in moto, entro in classe. “Buongiorno”. Mi piace, sempre, quel “Buongiorno”. Rituale, formale forse, ma gradito. “Buongiorno ragazzi”. Per me, più un augurio. Un’ora di lezione, poi di nuovo moto, direzione centro storico maceratese e Università degli Studi. Convegno sulla riforma della governance economica nell’Unione Europea. Entro e prendo posto. Sono in orario. Talmente in orario che l’assistente che doveva prendere le firme dei presenti non è ancora arrivata. Leggo un quotidiano locale. Arriva l’sms di un collega: c’è un report da scrivere. Un tempo mi piaceva tanto scrivere e passavo parecchio tempo a farlo. Un tempo. Inizia il convegno, convenevoli e saluti delle autorità, nel frattempo termino il report e lo invio per e-mail. Veloce come la luce. Ci saranno dei refusi? Ci saranno dei refusi.
Le quattro ore filano via lisce. Ho gradito soprattutto la parte di politica economica. “Senza Euro non c’è Unione Europea”, ho sentito. Senza contratto collettivo non c’è sindacato, ho pensato. Saluto i compagni di studio, saluto un docente, saluto un paio di conoscenti e una mia ex alunna, firmo il foglio delle presenze ed esco. C’è il sole. È ancora bello, il centro storico maceratese.
Di nuovo in moto, passo a casa per un panino, una telefonata, una pausa al bagno. Riprendo la moto e, fissando la primavera, mi reco in un istituto scolastico qui vicino, per un’assemblea sindacale. Non siamo tanti, ascolto con attenzione i relatori e la relatrice, volti già visti, discorsi mai nuovi. Penso ai tanti cortei cui ho partecipato, soprattutto a Roma, quando ero studente universitario. Ne ricordo uno terminato al Circo Massimo, una grande marea rossa che neanche Piazza Tian’anmen ai tempi di Mao Zedong. C’era la CGIL di Sergio Cofferati e il partito della Rifondazione comunista di Fausto Bertinotti. E c’era sempre una buona ragione per scontarsi con gli uomini in divisa. Ma di sindacato non mi era mai troppo interessato. Probabilmente perché non ero un lavoratore.
Esco che l’assemblea non è ancora finita e mi reco nel mio istituto scolastico per i colloqui con i genitori. Scambio poi due chiacchiere con alcune colleghe e colleghi. Poi di nuovo in strada, a piedi, verso l’ex facoltà di Filosofia, per partecipare ad una giornata di mobilitazione indetta da un collettivo studentesco. Si parlava anche di aborto libero e sicuro. Mi fermo in biblioteca, a leggere qualche pagina di diritto della previdenza sociale. Lunga vita allo stato sociale! Inizia un incontro di presentazione di un opuscolo prodotto dal collettivo intitolato “50 pagine di critica al sistema universitario per una sua trasformazione radicale”. Ne approfitto per un rapido aperitivo: pane, affettato, lenticchie e vino. Ho già visto quella ragazza da qualche parte. E ribecco un amico che non incontravo da tempo: mi dice di un concerto ska, per il prossimo fine settimana, nelle campagne dell’entroterra maceratese. Lo segno nel telefono cellulare: comincio a non ricordare bene le cose. Anzi, non le ho ricordate bene mai.
Più tardi, mi torna in mente una scena della mattinata stessa, durante il convegno: un docente, giurista o economista, ex studente dell’Università di Macerata, durante una sua relazione divaga dicendo qualcosa come “l’ultimo film di Nanni Moretti, che voglio andare a vedere”. Non ricordo cosa c’entrasse col resto del suo intervento. Ma ricordo che, uscito dalla sala convegni, ho visto la locandina fuori dall’unico cinema del centro. Entro alle ore 21.04, alle 21.10 si spengono le luci, pubblicizzano qualche film, poi inizia “Il sol dell’avvenire”. In un’altra vita avrei voluto essere comunista. Ma non oggi, negli anni settanta. Del XIX secolo. Per una sbronza con Michelone Bakunin. E una rissa con Carlo Marx.
Ricordo di un episodio spiacevole che mi riguarda, in questo stesso cinema, proprio tra quelle poltroncine rosse, con lo stesso giubbotto di oggi, esattamente nella primavera di sei o sette anni fa. Abbiamo fatto tutti/e degli errori in gioventù. E non solo in gioventù. Poteva anche terminare così. Invece chiamo un’amica e ci incontriamo lì vicino, in un pub. All’ingresso, mi ferma per un saluto anche un’ex alunna. La seconda, anzi la terza, incontrata oggi. Piccola questa città. O forse ho troppi capelli bianchi in testa. Giusto due chiacchiere con la mia amica, poi mi lascia qualcosa. No, niente droghe. Solo prodotti della terra. Locale. Riprendo la moto, l’ultima volta per oggi. Giuro.
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