Diario di un viaggio (?) in India: la pre-partenza.
In attesa di un volo per Calcutta, sbrodolo qualche riflessione pre-partenza.
Giornate da impazzire nella calura estiva appresso alle più infernali burocrazie, negli uffici per vaccini, tamponi e documenti vari, davanti al computer per acquisto voli e ricerca informazioni, richieste di visto e autorizzazioni, e-mail ai conoscenti, social, letture, disperazioni…
Mi descrivono come un ex-ragazzo che ha viaggiato molto. Mi fermo a pensare ai viaggi fatti in passato: ma era davvero tutto così complicato?! Ricordo, sì, lo sbattimento per i visti nelle varie ambasciate, ricordo il viaggio come avventura, che si traduce in sangue e sudore, fatica e stenti, rischi e rogne, malattie e preoccupazioni varie, il motto “No pain, no fun!” (italianizzato in “Se non soffro non mi diverto!”). Riposo e relax mai, neanche per finta. Ah, che belli i vent’anni! Quando era ancora possibile rispondere alla vita con una grassa risata e un vistoso dito medio al cielo. Per lo meno più di ora, che senza capelli e una vistosa panza, senza troppa ingenuità e un contratto a tempo indeterminato da lavoratore statale di classe media, calibro molto di più azioni e reazioni.
Certo la sindemia da Covid-19 ci ha complicato l’esistenza, stuprato il cervello, massacrato i nervi, violentato la psicologia. Inflazione, limitazioni, prezzi che lievitano, burocrazia che si centuplica. Sembrano quasi dirti: “Ma dove cazzo vai, restatene a casa che è meglio!”. E perché poi?! Il viaggio non è anche e soprattutto un’esigenza, un diritto, una naturale aspirazione, la forma più bella e pura di conoscenza?! Covid & compagnia bella ci hanno reso tutto più difficile e snervante. Ma al viaggio sento ancora di non poter rinunciare. E allora rifaccio lo zaino, con l’esperienza e la fermezza di un uomo con i peli della barba bianchi, il corpo malaticcio e la salute in discesa libera di un quasi quarantenne. Il passaporto l’ho preso, le varie carte pure, qualche mutanda, qualche maglietta, un paio di libri, una busta di tabacco. Il telefono cellulare lo lascerei volentieri a casa ma, come mi insegnano i miei alunni e le mie alunne, è utile per fare un sacco di cose anche in viaggio.
Sono pronto. Sono pronto? Stasera vado all’ennesima sagra di paese, domani sera dormo in tenda nella campagna spoletina, poi in mattinata prendo l’auto per Fiumicino.
Ci proviamo dai, vediamo come va.
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