Friday, December 10, 2021

罢工!Sciopero!

Non ho mai scioperato da docente. Cioè, non ho mai scioperato da lavoratore, da professionista. C’è stato invece un tempo, dagli ultimi anni di liceo agli ultimi anni universitari, in cui la mobilitazione, la protesta, il boicottare le lezioni, il manifestare in piazza, incluso arrivare allo scontro con gli uomini in divisa era decisamente comune. I motivi erano tra i più disparati, sintetizzabili e racchiudibili superficialmente nella mai semplice “critica al mondo che mi circonda”: non mi piace come stanno le cose, quindi mi organizzo con chi la pensa più o meno come me e veniamo a manifestare in strada.

Poi uno invecchia, trova un lavoro, magari diventa anche lavoratore a tempo indeterminato e quelle proteste studentesche sembrano lontane nel tempo e sterili nelle forme e nei contenuti. Ammetto, con mia grande vergogna e frustrazione, di aver letto per la prima volta il Contratto collettivo nazionale di lavoro settore scuola solo durante il primo lockdown da pandemia Covid-19, cioè a 37 anni suonati e a quasi 10 anni dall’inizio dell’esercizio della professione di docente. Insomma, ci ho messo un po’ per cominciare a informarmi sui miei diritti e i doveri come insegnante, così come stabiliti dallo Stato e dalla contrattazione sindacale.

Sarebbero molte le cose da dire sulla scuola di oggi. Sul lavoro che svolgiamo, sul come lo si svolge e sul come (e se!) formiamo i cittadini e le cittadine del domani. Tante le cose da rimettere in discussione, da cambiare, da eliminare, da sostituire. Trovare i tempi e le modalità per ritrovarsi a discuterne, innanzitutto, invece di correre sempre dietro a progetti e attività pomeridiane ed extra-curricolari, calati per lo più dall'alto senza che ne sia mai troppo chiaro il senso. La scuola rispecchia e riproduce la società attorno a sé: frenetica, confusa, in affanno. Ma anche stavolta, più che di scuola, si parla di personale scolastico.

Negli ultimi tempi ho cercato di informarmi quanto più possibile, ho letto dello sciopero nazionale indetto da CGIL, UIL, SNALS (un sindacato della scuola), GILDA (idem) e altre sigle del sindacalismo di base. Ho assistito su piattaforme on-line ad alcune assemblee, due solo nell’ultima settimana. Ho riflettuto sui motivi di questa protesta e sulla attuale situazione politica del paese in cui vivo. E ho deciso: oggi sciopero! Ho informato le mie alunne e i miei alunni della scelta presa (lo so, non si dovrebbe fare) e ho spiegato perché oggi non mi vedranno in aula. Rinuncio ai quei 70 o 80 euro che ci toglieranno dalla busta paga di dicembre. Credo sia giusto così. Certo, mi dispiace non scendere in piazza con chi parteciperà alla manifestazione nazionale a Roma. Sarà per la prossima volta. Speriamo ci sia una prossima volta. Fosse solo anche per nostalgia... “L’unico generale che ci piace si chiama SCIOPERO!”.

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