Saturday, January 11, 2020

希腊去!Di questi undici giorni in Grecia (I)


Sì, vorrei iniziare questi ennesimi pochi appunti di ennesimo viaggio con i quattro versi con i quali chiusi il viaggio di capodanno dello scorso anno in Corsica:

Alle giornate più dure,
alle giornate più belle.
Alla strada.
E per strada "non intendo la carriera". 

Più che un viaggio, stavolta, una vacanza in moto. E per "moto" non intendo la due ruote ma il movimento. E, stranamente, non da solo. Partiamo in tre dal porto di Ancona, una difficilissima mattina subito dopo le (mai) troppe feste natalizie. Direzione Grecia. In traghetto becchiamo anche un altro ragazzo, un giovane meccanico bolognese, che come noi sta andando a trovare gli amici ad Atene. Diversi brindisi e 23 ore più tardi arriviamo al porto greco di Patrasso. Tentiamo subito (e subito senza successo) di scroccare un passaggio in un pullman di turisti italiani diretti nella capitale. Nessuna formalità burocratica al porto, solo un bus per la stazione dei bus, qualche chilometro più in là. In Grecia ero stato nell'estate del 2001, durante un viaggio di un mese strada-zainoinspalla (o, come preferivamo definire, "punkabbestia") nell'est Europa. Ricordo tante notti balorde, piccole grandi avventure, esperienze con la E maiuscola e la V doppia, diversi aneddoti, qualche sfiga... ma poco (veramente poco) della Grecia. Giusto qualche memoria di sole asfissiante, maree di cani randagi per le strade semivuote di casette bianche e bassissime, e Atene: enorme realtà urbana, sporca e caotica, più simile ad una città di un paese del Medio oriente in guerra che non ad una capitale europea. Beh, sono passati una ventina d'anni. Ed oggi...
     
Patrasso appare come una moderna e pulita cittadina, nonostante l'assenza di raccolta differenziata e la presenza di motorini che sfrecciano con due o tre persone a bordo senza casco. Tanto per ricordare gli anni novanta. Tre ore di pullman dopo eccoci alla stazione Kifissos di Atene per riabbracciare mio cugino. Poi in autobus e metropolitana fino al quartiere di Kato Patisia, dove vive con una decina di altri volontari da Spagna, Italia e Francia per un progetto europeo. Aria fredda e pioggia fastidiosa,  ma rispetto alla solitudine in Corsica dello scorso anno qui mi sembra di essere ai Caraibi. Due chiacchiere e qualche birra con gli altri inquilini, passo la notte sul divano prima di andare a rivedere la capitale greca. Atene città ultra cosmopolita e multirazziale, non così colorata e caotica come tante altre capitali europee, ma davvero ne avevo un ricordo diverso. Resta sempre più simile a Palermo o a Beirut che a Barcellona o Bologna, ma ci piace così. La visita ad un mercatino dell'usato in periferia, più simile ad una baraccopoli rom fuori Belgrado. Pranzo da leccarsi i baffi a base di carne, pesce, olive, formaggio greco, birra gelata (nonostante il freddo cane). In Cina bevono birra calda anche con 35 gradi, qui bevono birra ghiacciata anche con 2 gradi... Poi ti chiedono cosa c'è di bello nel viaggiare!

Passeggiata in zona Acropoli (pare che qui prima - molto prima - che inventassero il dio unico, avessero già inventato tutto - o quasi tutto), poi a casa per cena e poi di nuovo "alla strada!". Esco con due ragazzi italiani. Raggiungiamo il celebre quartiere anarchico di Exarchia per una birra e notiamo subito alcuni fuochi accessi nella principale piazzetta. Un piccolo gruppo di ragazzi vestiti di nero lancia sassi contro un terrazzo, mentre altri assistono ad un albero di Natale in fiamme. Conosco subito P., un militante anarchico maceratese che lì vive da anni. I casi della vita! Mi chiede del terremoto nelle Marche, poi in venti minuti mi illustra vita, morte e miracoli della lotta dei militanti ad Atene e dell'autonomia nel quartiere di Exarchia. Che dire, in venti minuti di narrazioni avrei potuto scrivere due libri. In effetti, scoprirò più tardi, su di lui hanno anche girato un documentario. Improvvisamente noto i presenti in piazzetta scappar via a macchia di ghepardo. Una bomba? P. mi dice di non preoccuparmi, finché sento (e noto) una piccola bombola di ferro rotolare avvicinandosi a noi. Ci allontaniamo giusto prima dello scoppio... Botto, fiammata e spostamento d'aria. Benvenuti ad Exarchia!
Rispetto alle lotte e alle occupazioni di qualche anno fa, il quartiere sembra ora diverso. La polizia non entra, ma in giro più che attivismo politico noti magrebini vendere droghe varie agli angoli delle strade. Bar, locali, librerie, mini-market etnici, negozi esotici, manifesti e murales. Insomma, sembra il quartiere di San Lorenzo a Roma o Piazza Verdi a Bologna. Prima di salutarci, P. mi consola: "Ma non preoccuparti, l'anarchia ritorna". L'anarchia ritorna. Strana espressione. Mi riporta alla mente l'eterno ritorno del Tao, una di quelle frasi da lezione accademica.
Ci spostiamo allora al Politecnico, storica università ateniese occupata da diversi anni. In giro non c'è nessuno (d'altronde siamo in pieno clima vacanziero post natalizio), ma notiamo tre studenti seduti fuori da un edificio ad ascoltare musica e far girare un paio di canne.

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