Thursday, September 19, 2019

Qualcosa da scrivere per gli anniversari la devi trovare per forza.


Ho vissuto quattro anni più di Cristo e quattro anni non sono pochi. E ho passato quest'ultimo giorno da trentaseienne nel modo più rilassante e spensierato che riuscissi ad inventare: con i miei alunni tra aule e corridoi, l'abbraccio del verde nei parchi ancora verdi, un paio di nipotine, la compagnia di un'ottima compagnia, calici di vino, panini con la lonza, la mia signora. E poi il divano in salotto. Orizzontale. Profondissime riflessioni. Letture sparse. Foto perse nel tempo. E pensieri. Sul primo giorno di scuola (per me quest'anno il giorno dopo il primo giorno di scuola). Sul campionato che è già ricominciato. Sul destino delle montagne e sulla terra che non ha mai smesso di tremare. Sulla campagna che non riesco a immortalare. Sulla didattica delle lingue. Sulla pigrizia e la sua relazione col passare del tempo. Su Martin Heidegger. Su Franz Beckenbauer. Sulla Robur 1905. Sul gioco luce / ombra. Sui messaggi vocali. Sull'ultimo viaggio, che sembra già un secolo fa. Sul prossimo viaggio. Sull'est Europa. Sull'ultimo tramonto. Sulla pila di libri sul comodino. Sulla cucciola che abbiamo in casa. Sulla passione del momento: le bocce. Credo sia proprio per quel rumore unico, romantico e sempre diverso, della palla di metallo che ne colpisce un'altra a terra. Per quel rimbombo della bocciofila. Unico. Romantico. E sempre diverso. Come il rumore di un altro anno che è passato.
Non è male vivere avvicinandosi ai quaranta. Certo, avere vent'anni era tutta un'altra storia...


Roma, primavera 2003. Dopo un concerto. O forse durante.

p.s. La foto in alto (ovviamente in un bar e ovviamente maceratese) è di V.

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