Perché è la squadra che porto nel cuore.
Centobuchi di Monteprandone, provincia di Ascoli Piceno. Che emozione godersi il fischio d'inizio e, una volta tanto, non arrivare tardi alle trasferte. Non che questa volta non si sia penato a trovare lo stadio, ci mancherebbe. Località in pianura nelle adiacenze della foce del fiume Tronto, non distante dal pericolo San Benedetto rossoblù. Centobuchi che prende probabilmente il nome dal campo di gioco, buono per mandarci le mandrie al pascolo, manco fossimo sui Sibillini. Buona rappresentanza ospite, ma purtroppo padroni di casa subito in vantaggio su rigore a causa di un'ingenuità difensiva che, come sempre, paghiamo cara.
Onore e gloria al circolo bocciofila dietro lo stadio, luogo di cordialità dove spegnere la sete nell'intervallo di gioco. Partita tesa e fallosa, come tante ne abbiamo già viste in questa categoria. Gli ultimi 45 minuti sono stati un assalto alla diligenza da parte dei nostri ragazzi, un pari acciuffato con le unghie e con i denti, poi un palo-traversa al 92esimo che poteva anche siglare il mio infarto con conseguente accasciamento al suolo. Un 1 a 1 sostanzialmente onesto, per quanto la squadra locale fosse tra le più umili affrontate sinora.
Il secondo tempo l'ho seguito a distanza, lontano dalla gradinata locale. Quel sentirsi ripetere più volte "Falliti!" è a serio rischio reazione cinghia in mano. E, se va bene la diffida, non vale la pena scadere nel penale.
O forse sì.
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