Vincere ad Ascoli con la terza in classifica. Senza saperlo.
E anche oggi siamo riusciti ad arrivare allo stadio con una 20ina buona di minuti di ritardo. Complice non il traffico, ma l'indirizzo sbagliato. Pensavamo si giocasse non in un altro stadio ma in un altro paese. Tanto per capirci. E non è la prima volta che ci capita. Su tre trasferte siamo arrivati due volte a ridosso dell'intervallo. Su tre trasferte sono entrato gratis una volta e pagato il ridotto le restanti due. Faccio pena persino alla bigliettara locale.
Uscito da lavoro ale 13:09 mi fiondo a casa per prendere l'auto, caricare un amico e spararmi sull'A14 in direzione Ascoli Piceno. "Uscita Castel di Lama", dicevano. Arriviamo allo stadio alle 14:29, un minuto prima dell'inizio della partita ma... non c'è nessuno. Solo noi e il silenzio di un paesino marchigiano nel primo pomeriggio di sabato. L'Atletico Piceno non gioca infatti a Castel di Lama (AP) ma al "Picchio Village" di Strada della Bonifica, praticamente a ridosso del Fiume Tronto, nella periferia ascolana. Abbiamo sbagliato di un comune e di cinque o sei chilometri. Non male. Neanche fosse la prima volta.
Ma passiamo alla cronaca.
Da buon italiota, mi lamento sempre. Nel calcio, mi lamento dei campi di Promozione. Più campi di patate che campi da calcio. Tuttavia oggi nella periferia di Ascoli Piceno ho imparato che un campo di cicoria è pur sempre meglio di un campo sintetico. Il campo sintetico può andar bene nei palloni ad aria per giocare a calcetto il lunedì sera fra amici over 40. Ma in campionato no. Vi prego.
Ci siamo subito persi il primo goal. Atletico Ascoli 0 - Maceratese 1. Incredibile. Nessuna paura. Pareggiano subito.
Stadio nuovissimo e privo di anima. Più pioggia che tifosi. Di un punto ristoro neanche l'ombra e quindi durante l'intervallo usciamo dallo stadio alla ricerca di un bar. Il più vicino è a un paio di chilometri e si chiama Eurospin. La cassiera è lenta e riusciamo a rientrare giusto in tempo per vederci negare un rigore netto a favore ed espulsione per fallo di mano in area. Abbecedario di insulti alla mamma dell'arbitro. Un classico. Poi il miracolo, di nuovo rete per la Maceratese. E di nuovo il pareggio a pochi minuti dalla fine da parte di giocatore di colore della squadra locale. Qualche insulto razzista tanto per ricordarci che siamo allo stadio. Triplice fischio dell'arbitro, tutto sommato un buon pareggio.
Prima di uscire dai cancelli sento parlare di un 3 a 2. Sono riuscito a perdermi anche il secondo goal della Maceratese. Abbiamo vinto. E non lo sapevo. Ho perso due goal su tre della mia benamata. Arrivo con venti minuti di ritardo, perdo il 40% delle reti totali e non conosco neanche il risultato finale.
Che bella la vita ultrà.
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