Saturday, May 12, 2018

12.5.2008 汶川大地震 Dieci anni fa il terremoto nel Sichuan. Una mia testimonianza.

Il bello di avere un blog ancora attivo dopo 11 anni e 7 mesi è il piacere di andarti a rileggere spesso e volentieri. Specie per me, che ho la memoria corta e il bisogno di ricordarmi chi ero, dove ero e a far cosa.

Da maceratese non mi stancherò più di parlare di terremoto. Di terremoti recenti, e di uno meno recente che ricordo del mio periodo di studi in Cina. Dieci anni fa (eh sì, son già passati dieci anni!) una terribile scossa distrusse interi villaggi e città nel sud ovest della Cina, provocando quasi 90.000 vittime (due volte il numero degli abitanti della città di Macerata!). Tutto il paese si mobilitò, compresi gli stranieri presenti nel territorio. Qui sotto la mia testimonianza di una veglia organizzata nel campus da noi studenti il 19 maggio 2008.

Buona lettura.



"La Cina ha indetto tre giorni di lutto nazionale (哀悼日, cioè "giorni delle condoglianze") a partire da oggi 19 maggio. Alle 14.28 la nazione si è fermata per tre minuti al lungo e straziante suono di una sirena. Tutti e tutto fermi. Il traffico, le attività, la popolazione. Chiusi molti club e sale del divertimento, l'invito per tutti era quello di avere un atteggiamento di rispettoso silenzio, almeno per i tre minuti. Piazza Tiananmen piena di gente, immobile.
Potevamo noi studenti stranieri dell'Università del Popolo stare buoni a farci i cavoli nostri? Ovvio che no! Il piccolo grande Vikam, studente indiano, ha fatto un paio di chiamate e chiesto il permesso ad un responsabile del nostro dormitorio per "improvvisare" (non riesco a trovare termine migliore) una veglia (烛光活动) di un'ora nel prato del nostro campus. Ricominciamo in tre ragazzi il giro del dormitorio, porta porta, informando dell'attività improvvisata e decisa per le otto di sera, chiedendo un renminbi (dieci centesimi di euro) come contributo per le spese per le candele. Alle 19.35 terminiamo di raccogliere i soldi (stavolta le facce degli studenti erano un po' meno appassionate, oramai ogni volta che mi vedono nei dintorni sanno che sono lì per chiedere qualcosa per le vittime del terremoto... comunque ancora grande solidarietà), 186 renminbi, circa 19 euro. In Cina con 19 euro di candele ce ne compri. Wikam va al prato a raccogliere i partecipanti, io corro verso il supermercato dotato di candele più vicino: un chilometro. Torno tutto sudato dopo venti minuti, ho comprato tutte le candele che avevano, non riesco a credere ai miei occhi, sono venuti più di cento studenti, stranieri e cinesi. Sistemiamo alcune candele a forma di cuore e al suo interno altre candele a formare i caratteri di "Wenchuan", il nome del distretto nel Sichuan per il quale il terremoto verrà ricordato. Sono le 20.00 passate, distribuiamo le altre candele da tenere in mano, un ragazzo cinese inaugura quella che si rivelerà una cerimonia... si ammassa sempre più gente, accendiamo lentamente le candele, foto a non finire, ancora gli studenti del Dipartimento di Media e Comunicazione a fare riprese e raccogliere interviste. "Chi ha organizzato questa veglia?" si chiedono i cinesi fra di loro. Vagli a spiegare che a Wikam l'idea è venuta alle quattro di pomeriggio e abbiamo fatto tutto in meno di due ore... non importa l'organizzazione, bello vedere tanta partecipazione ad un evento semplice e spontaneo, quasi per nulla pubblicizzato. Accese tutte le candele osserviamo qualche minuto di silenzio e già noto qualche lacrima scendere in alcuni visi delle studentesse, poi un ragazzo cinese ringrazia noi stranieri per aver organizzato la veglia e invita i presenti a dire una frase per le vittime nella rispettiva lingua madre. Bella idea davvero. E' stato molto emozionante, anche io mi sono commosso, a turno e senza fretta qualcuno si faceva avanti e diceva poche parole strozzate in gola in chissà quale lingua, di sicuro alcune erano preghiere, ho riconosciuto un "padre nostro" in portoghese da parte di alcune studente dell'Angola, le mani giunte dei cristiani, le mani davanti al viso di induisti e buddhisti cinesi, tailandesi, indonesiani, vietnamiti, il segno della croce dei russi ortodossi e poi molto altro recitato ad occhi chiusi e singhiozzato, molti guardavano il cielo, molti i riferimenti teisti che tutto sommato per una volta andavano bene anche per tutti gli atei. E' stata come una grande preghiera laica e poliglotta, "tante lingue tanti colori tante religioni una famiglia" come qualcuno ha detto. Sentito soprattutto il ringraziamento (per nulla necessario ma ben apprezzato) da parte di molti cinesi, non pochi dei quali dal Sichuan. Su invito di qualcuno abbiamo fatto tre lentissimi giri intorno al grande cuore illuminato e lasciato le candele attorno ai caratteri di "Wenchuan". In ultimo ci siamo tutti seduti nel prato ad osservare in silenzio le fiamme mangiare cera fino a spegnersi. Man mano che gli studenti se ne andavano si fermavano altre persone, curiosi, cinesi di passaggio, professori, operai, studenti, bambini, anziani. Chiedevano a noi pochi studenti stranieri rimasti chi e come avesse organizzato la veglia, fermandosi qualche minuto anche loro a fissare i lumini e scattare qualche foto. Lacrime e silenzio. Dicono che sono 70.000 le vittime della sciagura. Alle ore 23.00 c'erano ancora dei lumini non del tutto spenti, sono arrivati degli studenti cinesi sui rollerblade, venivano da Piazza Tiananmen dove han detto che era pieno di gente, moltissimi stranieri e altre veglie. Hanno portato altre candele e siamo rimasti a fissarle tutti insieme fino a mezzanotte. Un amico mi ha mandato un messaggio al cellulare "Ho dato 100 euro per le vittime del Sichuan e altri 100 euro per quelle in Birmania. Non so come arrivo a fine mese, ma ora mi sento molto meglio". Grazie."

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