Il cono d'ombra della "narrazione expat".
"In altre parole si può scappare dall’Italia, o dagli altri paesi, ma difficilmente si può sfuggire alla precarietà e alla sotto-occupazione. Ad ogni storia di successo raccontata dai giornali corrispondono molte vite quotidiane di persone sfruttate che rimangono nel cono d’ombra della narrazione. [...] Così ad esempio gli uomini provenienti dall’Europa orientale trovano impiego per lo più nell’edilizia e in generale come manovali, mentre per le donne l’assistenza domiciliare agli anziani è il lavoro più usuale. Per gli italiani, invece, lo sbocco più semplice è la ristorazione e il settore alberghiero. Dunque la storia dei talenti è una bufala? Non proprio, piuttosto per usare un’immagine forse abusata si può parlare di due poli, da una parte chi viene impiegato in lavori ad alto valore aggiunto e dall’altra la manodopera non qualificata. Il caso degli italiani in Germania da questo punto di vista è il più evidente: dal 2008 al 2015 su oltre 55 mila nuovi occupati con cittadinanza italiana, 15 mila erano impegnati nella gastronomia e 5 mila erano professionisti. Lavorare in un ristorante italiano a Berlino così come a Francoforte o a Monaco per molti è il primo lavoro in attesa di qualcosa di migliore, ma purtroppo la mobilità sociale sembra essere un ricordo del passato anche nei paesi dell’Europa Centrale."
Fonte:
https://www.dinamopress.it/news/ne-generazione-erasmus-ne-fuga-dei-cervelli-cosa-ci-dicono-le-migrazioni-intra-europee/
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