È l’attimo che coglie noi. È come se fosse sempre ora.
Tre ore di film americano su una famiglia texana e i figli che crescono.
"Boyhood" (2014), di Richard Linklater
Questo film "amerikano" lungo sette chilometri e mezzo mi ha riportato alla memoria tre episodi della mia vita:
- Roma, mensa della Caritas dove facevo volontariato, una quindicina di anni fa. Avevo lo smalto nero alla mano sinistra e un senzatetto romeno mi sbraitò qualcosa addosso, dandomi del frocio mentre gli versavo la zuppa nel piatto. Fu molto violento. Non me la presi.
- Pechino, dieci anni fa. L'imbarazzo quando torna il tuo compagno di stanza vietnamita nel dormitorio universitario e ti trova a letto con una ragazza della quale non l'avevi avvisato perché non pensavi di tornare a casa con una ragazza;
- Macerata, fuori dall'università, qualche anno fa. A fine lezione mi fermo a parlare con una mia studentessa, probabilmente della sua tesi o qualcosa del genere. Le chiedo, "Ti piacerebbe insegnare?". Mi risponde, "Non credo. I professori sembrano tutti esauriti".
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