Tuesday, November 14, 2017

Critica al "coffee break".

Credo che oggi in Italia si usino quotidianamente parole ed espressioni straniere delle quali potremmo volentieri fare a meno. Lungi dall'essere un purista della lingua o un fervente patriota (conosco la lingua italiana quel tanto che basta per insegnare il cinese e non mi sento italiano anche se "per fortuna o purtroppo lo sono"), mi rendo solo conto che oggi facciamo troppo spesso ricorso a termini semplicemente ridicoli. Ridicoli perché fino a qualche tempo fa non usavamo questi termini e vivevamo benissimo anche così. Si viveva cioè bene anche quando "selfie" si chiamava "autoscatto" e "gender" si diceva "genere".
Complici le tecnologie, internet, la globalizzazione o il marketing, oggi ci capita troppo spesso di cadere nell'uso del termine straniero. Tra tutti gli esempi che mi vengono ora in mente, l'espressione che più odio è forse "coffee break".

Ho imparato il significato di "coffee break" durante i convegni internazionali in università quando vivevo a Pechino. L'equivalente inglese di "pausa" o "pausa caffè" era (ed è) appunto "coffee break". In una conferenza accademica o altro simile incontro internazionale, tale pausa è fondamentale per far sì che la gente si incontri, discuta, dibatta, si scambi l'indirizzo e-mail e continui la discussione via internet. Il caffè è una semplice scusa per staccare un attimo dal lavoro e conoscere gli altri partecipanti. E' come dire "pausa sigaretta" o "pausa cazzeggio". Ma non tutti fumano. E non tutti cazzeggiano. Il caffè è invece una bevanda apprezzata e consumata ormai a livello internazionale. Da qui "coffee break".

Ciò che odio è il suo utilizzo nel comune contesto italiano. Dico "comune" perché ora davvero viene usato un po' ovunque, tipo nelle riunioni a scuola o nelle feste di fine anno nella case di riposo. Venisse solo usato nelle sedi universitarie e nelle mega riunioni di Confindustria non avrei nulla da ridire. Ma scambiare l'italiano "pausa" o "pausa di lavoro" con l'inglese internazionale "coffee break" mi sembra davvero ridicolo.

Ci hanno insegnato una lingua, si chiama "lingua italiana". Cazzo usiamola. Anche se non la parliamo benissimo. Anche se ci viene meglio parlare dialetto. Anche se ormai i cinesi studiano il congiuntivo italiano ignorando che neanche gli italiani sanno usarlo. Usiamo la lingua che abbiamo imparato a scuola, la lingua che ci ha portato lontano nel tempo e nello spazio con i romanzi di Manzoni e le poesie di Leopardi. Almeno qui, almeno tra noi, almeno al posto di espressioni di uso quotidiano che esistevano secoli prima dell'invenzione del "selfie" o del "gender".

Ora stacco, vado a fare una pausa. Berrò del caffé, forse. No, non sarà un "coffee break".

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