Wednesday, February 01, 2017

A zonzo per l'Abissinia (parte seconda)


Preso da lavoro, capodanno cinese e fronzoli vari ho dimenticato di finire di scrivere del viaggio in Etiopia. Dicevamo dunque...

Gli etiopi cristiani ortodossi durissimi. Fede e religione dominano la scena sociale, specie nelle zone rurali. Pellegrinaggi, rituali, cerimonie, visite in chiesa. Digiuni, soprattutto. Osservano infatti lunghi periodi dove bisogna astenersi da carne, pesce, spezie e altri alimenti, rapporti sessuali, fumo o alcool. In totale, circa 180 giorni l'anno. 250 per quelli che osservano di più. Ecco spiegato come mai non esiste il problema dell'obesità in Etiopia. Fuori da un monastero sacro agli ortodossi abbiamo letto che l'ingresso è vietato alle donne che hanno il ciclo e a chi ha avuto rapporti sessuali nelle precedenti 48 ore. Oltretutto se sei un turista devi pagare per entrare nella maggior parte delle chiese etiopi. Risultato: di chiese ne abbiamo viste pochissime; nessuna all'interno.

Da qualche parte ho letto che secondo alcune stime circa il 75% delle donne etiopi hanno subito l'infibulazione (mutilazione genitale). Tre su quattro. Non male. Pensavo (beata ignoranza!) che l'infibulazione riguardasse solo alcune società rurali di fede islamica. Evidentemente, non è così.
In centro città si vedono hotel e bar pieni di prostitute di ogni età, ma anche ragazze in piedi sui marciapiedi in attesa di clienti o che vengono a strattonarti per sapere se vuoi inzuppare il biscotto. Il quartiere Piazza, centro di Addis Abeba, la notte sembra un po' Sodoma e Gomorra, tra bar, piccole discoteche, fiumi di alcool, operatrici del sesso e ragazzi che vendono erba (qui le canne le chiamano "rasta-cigarette").
Qualche parola in amarico? Dunque, "ziore stellin" vuol dire tipo "vai con Dio", "ammassanigallo" è  "grazie", "ao" e "ai" per dire "sì" e "no", "melkan gela" per "buon natale", "cingarello" significa "problema" (parola che sentirete spesso dire in giro), "raki" è il nome della grappa locale. I marchi più comuni di birra sono Walia, Sant George, Dashen, Meta. 
Anche qui ti imbambolano con il detto "non c'è fretta in Africa". Sì, ma solo quando fa comodo a loro. Recita il proverbio etiope: "il piede irrequieto calpesta escrementi". 

Lalibela, a nord del paese, è un luogo sacro per i credenti etiopi, secondo per importanza soltanto ad Axum (dove sta la stele che i fascisti italiani rubarono e portarono a Roma nel 1937). E' in realtà un piccolo grande villaggio, pieno di pellegrini e qualche turista, accorsi per visitare le chiese rupestri scavate nella terra rossastra circa mille anni fa. Qui regna quell'atmosfera mista mistico-spirituale che avverti anche quando vai a Gerusalemme, sul Monte Sinai, a Lhasa, in India. Monaci, fedeli, grandi croci e crocifissi, guardie equipaggiate miseramente, commercianti, chiese, immagini sacre, spezie, incensi, mirra, birra prodotta in casa, liquore di miele, capre in libertà, ragazzini armati di acqua nelle taniche per lavare i piedi ai pellegrini, grossi sacchi vuoti di cemento per passare la notte all'aria aperta, danze e canti improvvisati, le scarpe in spalla in segno di rispetto, anziane donne tatuate in faccia, ciondoli e cianfrusaglie rigorosamente "Made in China", la puzza dei soldi, la sensazione di essere non in posto qualunque a vivere qualcosa di grande.     

Tre cose che non ho fatto a meno di notare:

- la mancanza di acqua è forse uno dei problemi più grandi, di sicuro il più evidente se arrivi da un paese europeo. Niente acqua corrente nella maggior parte degli "hotel" dove siamo stati. Si beve solo acqua in bottiglia e a volta la usi anche per lavarti i denti o altro, visto che altra acqua in giro non c'è. La polvere, mista al sole e al traffico di città, rendono opaca questa gente di per sé molto colorata. Prova a vivere senza acqua corrente. Prova a lavare dei panni in campagna senza acqua. O vai al fiume (ammesso che ce ne sia uno nei paraggi) o lavi tre gonne e due camicie con una mezza bottiglia di acqua versata su un piccolo telo di plastica, mischiando il tutto con pezzi di sapone e qualcos'altro. Internet lo trovi solo in città o negli hotel di un certo livello. Anche la luce spesso va e viene. Come in Corea del nord;

- non ho mai visto tanta gente (uomini per lo più, si intende) pisciare con nonchalance ai lati della strada. In città come in campagna, a ridosso di un albero come di fronte al muro di una casa. Non sembrano avere gran che di pudore a tirarselo fuori in mezzo alla folla. Abbiamo anche visto un uomo farsi il bagno in piedi e completamete nudo lungo il letto di un fiume;

- se la Cina è (o era) il paradiso dei fumatori, visto che le sigarette costano pochissimo, è buona abitudine offrine anche a sconosciuti e si fuma praticamente ovunque in barba ai divieti, l'Etiopia sembra invece l'inferno per chi è solito fumare. Non tanto per i divieti, quanto per il fatto che la gente ti guarda infastidita o ti chiede addirittura di spegnere la cicca. In effetti in giro non vedi molta gente fumare, non so se per il fatto del digiuno o altro.

A noi "uomini bianchi" ci chiamao "farangi", esattamente come in Tailandia. In Kenya invece ci chiamavano "muzungu". Beh, comunque qui di uomini bianchi ne ho visti pochi. Neanche di asiatici se ne vedono molti, nonostante il centro di Addis Abeba sia pieno di cantieri di multinazionali a partecipazione statale cinese. Non fa strano vedere gente armata, specie in campagna. Di fucili, di mitra. Servono per difendere le mandrie, dicono. I bambini lavorano. Forse in Italia non capita tutti i giorni di vedere il lavoro minorile. Qui sì. Nelle zone rurali badano agli animali, in città vendono oggetti vari in strada, fanno i lustrascarpe, chiedono l'elemosina. Hanno anche cercato di derubarci un paio di volte con una trucchetto niente male: in tarda serata, quando l'uomo bianco esce dal bar, si avvicinano in tre o quattro, uno ti mostra foto con delle prostitute e si avvicina alla tua tasca dei pantaloni nascondendo la mano sotto le foto, mentre l'altro ti distrae tirandoti per l'altro braccio mentre urla come un matto. In entrambe le occasioni il furto non è andato a buon fine, la seconda volta stavo anche per allungare un gancio sinistro a quello più alto. Poi ci siamo chiesti se sia sempre e comunque immorale picchiare un minorenne. Per esempio quando sta per farti il cellulare nelle buie strade di Addis Abeba. Ma le strade sono pericolose più per il traffico che per i ladruncoli. In generale, l'Etiopia mi è sembrata uno dei paesi più tranquilli e sicuri dove abbia mai viaggiato. 


Qui invece a zonzo tra le baraccopoli di Addis Abeba a cantare cori ultras con i bambini etiopi:
https://www.facebook.com/ceciliatr/posts/10211385842023776

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