Riflessioni sul Capodanno cinese 2016 a Macerata.
Provo a fare un po' di ordine in testa e condividere alcune riflessioni sull'evento social e sociale della celebrazione del Capodanno cinese a Macerata di sabato 6 febbraio 2016, organizzato dall'Istituto Confucio dell'Università degli Studi di Macerata.
Ho avuto modo di parlare di questo evento prima e dopo la celebrazione dello stesso, sia con amici e conoscenti italiani e cinesi che con gente comune non legate all'universo cinese. Personalmente, posso guardare alla festa di ieri in modi tra loro più o meno differenti:
- come privato cittadino maceratese, curioso e interessato a tutto ciò che succede in città e dintorni;
- come docente di lingua e cultura cinese, perché interessato a tutto ciò che di "cinese" succede a Macerata, in Italia, in Cina e nel mondo;
- come sinologo (o presunto tale) per lo stesso motivo di cui sopra e come ipotetico conoscitore della lingua e della cultura cinese;
- come dipendente del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, perché professore presso l'Università di Macerata e presso l'Istituto Confucio dell'Università di Macerata;
- come persona che ha lavorato, nel suo piccolo, all'organizzazione della manifestazione, come figura di coordinazione tra il liceo dove insegno e l'Istituto Confucio.
Premetto che vedere le vie e le piazze della città che sento mia più delle altre piene di gente mi riempie già il cuore di gioia. Che lo sia per un motivo legato alla Cina lo è ancora di più. Tutto questo influenza e influenza in maniera evidente la mia analisi dell'evento in sé più di ogni altra cosa. Premetto inoltre che, come sempre succede in questi casi, le cose potevano essere fatte meglio, dalle imperfezioni si comprende dove non si è fatto abbastanza e migliorarsi di volta in volta.
A mio avviso ci sono principalmente tre cose che il pubblico (chiamiamolo "maceratese" per comodità) non ha probabilmente chiare in mente:
- il Capodanno cinese non è il capodanno nostrano. Non ha cioè natura goliardica, festaiola, bevereccia, casinista e d'eccesso come nel capodanno che si festeggia nelle piazze italiane tra concerti, botti, anarchia e stupri di gruppo. Ha, per semplificare, due dimensioni: quella aperta e pubblica, fatta di preparativi, spese, regali, file alle stazioni per comprarsi un biglietto per tornare a casa, addobbi qua e là, luci e colori; quella intima e privata, racchiusa tra le quattro mura di casa tra famiglia, amici e parenti, rinchiusi a mangiare, bere, sparare e guardare la TV per una settimana di fila. Da questo punto di vista, il Capodanno cinese è molto simile al Natale dei paesi di cultura cattolica, in primis l'Italia.
- il Capodanno cinese a Macerata (o in altra piccola città italiana o del mondo cosiddetto "occidentale") non ha e non dovrebbe avere una forte partecipazione da parte di cinesi o persone di origine cinese. I residenti cinesi a Macerata sono circa 300 su una popolazione di quasi 45.000 anime. Essendo questa la festa più importante dell'anno, immagino che alcuni di loro la passino con i cari in Cina. Degli altri, alcuni erano a Milano a votare alle primarie del Partito democratico, altri probabilmente a casa a festeggiarlo in intimità con la famiglia e non in piazza con il pubblico maceratese. Forse anche perché per loro non ha molto senso vedere uno "straniero", cioè professionisti e tecnici italiani, organizzare per loro un capodanno alla cinese. E' come se io a Pechino mi vedessi il 25 dicembre arrivare un cinese vestito maldestramente da Babbo Natale che sorridente borbotta in un pietoso inglese "Merry Christmas". Mi darebbe una tristezza infinita, mista a rabbia, frustrazione, nostalgia e una voglia incontrollata di violenza.
Eppure di "volti cinesi" ne ho visti tanti ieri. Erano alunni e studenti delle scuole, dell'università, dell'accademia, figli di immigrati cinesi, "nuovi italiani", lavoratori e volontari dalla Repubblica popolare cinese. Secondo qualcuno erano pochi. Questo ci introduce al terzo e ultimo punto, legato di fatto al secondo:
- la celebrazione per il Capodanno cinese a Macerata non era tanto per i cinesi, ma una forma di manifestazione culturale per far conoscere la Cina al pubblico straniero, cioè agli autoctoni e ai non-cinesi che vivono a Macerata. Il tutto è stato pensato, organizzato, allestito e diretto da una serie di professionisti e volontari che hanno messo sulla pubblica piazza tutta la loro esperienza e conoscenza di Cina unite alle competenze tecniche ed artistiche che un lavoro del genere richiede. Non è stata una pubblicità commerciale. Per questo lo spettacolo o i singoli spettacoli nello specifico potevano benissimo non piacere. Non si offrivano un paio di sode tette o una striscia di cocaina buona, cioè una cazzata qualsiasi che piace più o meno a tutti. No, si presentava ad un numero grande di persone e per lo più autoctone uno spettacolo che rendesse potenzialmente piacevole la scoperta, l'incontro e la conoscenza dell'universo cinese (da un punto di vista storico, letterario, artistico, culinario, intellettuale, relazionale, sociale, ecc...), in maniera il meno noiosa possibile. Il tutto fatto con la collaborazione tra individui, istituzioni e professionalità italiane, cinesi e straniere.
Chiudo qui. Il tutto può essere piaciuto o meno, interessato o meno, goduto o meno, intrattenuto o meno, però l'invito che faccio da libero cittadino, docente di cinese, sinologo, dipendente del MIUR e collaboratore è quello di valutare e ripensare il tutto alla luce dei tre punti qui sopra brevemente esposti.
In ultimo, mi preme ringraziare con massima sincerità tutte le persone che hanno contribuito con il loro tempo e il loro impegno alla realizzazione di questo Capodanno cinese a Macerata.
A tutti/e loro va la mia più sentita riconoscenza.
Ho avuto modo di parlare di questo evento prima e dopo la celebrazione dello stesso, sia con amici e conoscenti italiani e cinesi che con gente comune non legate all'universo cinese. Personalmente, posso guardare alla festa di ieri in modi tra loro più o meno differenti:
- come privato cittadino maceratese, curioso e interessato a tutto ciò che succede in città e dintorni;
- come docente di lingua e cultura cinese, perché interessato a tutto ciò che di "cinese" succede a Macerata, in Italia, in Cina e nel mondo;
- come sinologo (o presunto tale) per lo stesso motivo di cui sopra e come ipotetico conoscitore della lingua e della cultura cinese;
- come dipendente del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, perché professore presso l'Università di Macerata e presso l'Istituto Confucio dell'Università di Macerata;
- come persona che ha lavorato, nel suo piccolo, all'organizzazione della manifestazione, come figura di coordinazione tra il liceo dove insegno e l'Istituto Confucio.
Premetto che vedere le vie e le piazze della città che sento mia più delle altre piene di gente mi riempie già il cuore di gioia. Che lo sia per un motivo legato alla Cina lo è ancora di più. Tutto questo influenza e influenza in maniera evidente la mia analisi dell'evento in sé più di ogni altra cosa. Premetto inoltre che, come sempre succede in questi casi, le cose potevano essere fatte meglio, dalle imperfezioni si comprende dove non si è fatto abbastanza e migliorarsi di volta in volta.
A mio avviso ci sono principalmente tre cose che il pubblico (chiamiamolo "maceratese" per comodità) non ha probabilmente chiare in mente:
- il Capodanno cinese non è il capodanno nostrano. Non ha cioè natura goliardica, festaiola, bevereccia, casinista e d'eccesso come nel capodanno che si festeggia nelle piazze italiane tra concerti, botti, anarchia e stupri di gruppo. Ha, per semplificare, due dimensioni: quella aperta e pubblica, fatta di preparativi, spese, regali, file alle stazioni per comprarsi un biglietto per tornare a casa, addobbi qua e là, luci e colori; quella intima e privata, racchiusa tra le quattro mura di casa tra famiglia, amici e parenti, rinchiusi a mangiare, bere, sparare e guardare la TV per una settimana di fila. Da questo punto di vista, il Capodanno cinese è molto simile al Natale dei paesi di cultura cattolica, in primis l'Italia.
- il Capodanno cinese a Macerata (o in altra piccola città italiana o del mondo cosiddetto "occidentale") non ha e non dovrebbe avere una forte partecipazione da parte di cinesi o persone di origine cinese. I residenti cinesi a Macerata sono circa 300 su una popolazione di quasi 45.000 anime. Essendo questa la festa più importante dell'anno, immagino che alcuni di loro la passino con i cari in Cina. Degli altri, alcuni erano a Milano a votare alle primarie del Partito democratico, altri probabilmente a casa a festeggiarlo in intimità con la famiglia e non in piazza con il pubblico maceratese. Forse anche perché per loro non ha molto senso vedere uno "straniero", cioè professionisti e tecnici italiani, organizzare per loro un capodanno alla cinese. E' come se io a Pechino mi vedessi il 25 dicembre arrivare un cinese vestito maldestramente da Babbo Natale che sorridente borbotta in un pietoso inglese "Merry Christmas". Mi darebbe una tristezza infinita, mista a rabbia, frustrazione, nostalgia e una voglia incontrollata di violenza.
Eppure di "volti cinesi" ne ho visti tanti ieri. Erano alunni e studenti delle scuole, dell'università, dell'accademia, figli di immigrati cinesi, "nuovi italiani", lavoratori e volontari dalla Repubblica popolare cinese. Secondo qualcuno erano pochi. Questo ci introduce al terzo e ultimo punto, legato di fatto al secondo:
- la celebrazione per il Capodanno cinese a Macerata non era tanto per i cinesi, ma una forma di manifestazione culturale per far conoscere la Cina al pubblico straniero, cioè agli autoctoni e ai non-cinesi che vivono a Macerata. Il tutto è stato pensato, organizzato, allestito e diretto da una serie di professionisti e volontari che hanno messo sulla pubblica piazza tutta la loro esperienza e conoscenza di Cina unite alle competenze tecniche ed artistiche che un lavoro del genere richiede. Non è stata una pubblicità commerciale. Per questo lo spettacolo o i singoli spettacoli nello specifico potevano benissimo non piacere. Non si offrivano un paio di sode tette o una striscia di cocaina buona, cioè una cazzata qualsiasi che piace più o meno a tutti. No, si presentava ad un numero grande di persone e per lo più autoctone uno spettacolo che rendesse potenzialmente piacevole la scoperta, l'incontro e la conoscenza dell'universo cinese (da un punto di vista storico, letterario, artistico, culinario, intellettuale, relazionale, sociale, ecc...), in maniera il meno noiosa possibile. Il tutto fatto con la collaborazione tra individui, istituzioni e professionalità italiane, cinesi e straniere.
Chiudo qui. Il tutto può essere piaciuto o meno, interessato o meno, goduto o meno, intrattenuto o meno, però l'invito che faccio da libero cittadino, docente di cinese, sinologo, dipendente del MIUR e collaboratore è quello di valutare e ripensare il tutto alla luce dei tre punti qui sopra brevemente esposti.
In ultimo, mi preme ringraziare con massima sincerità tutte le persone che hanno contribuito con il loro tempo e il loro impegno alla realizzazione di questo Capodanno cinese a Macerata.
A tutti/e loro va la mia più sentita riconoscenza.
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