Vietnam
“Era un sostenitore del bersaglio-mobile-sopravvissuto, un vero figlio della guerra, poiché salvo le rare volte che ti trovavi inchiodato o seminato il sistema era predisposto per tenerti in movimento, se era questo che pensavi di volere. Come tecnica per restar vivi era buona come un’altra, posto, per cominciare, che tu fossi lì e volessi vederla da vicino; all’inizio era stabile e lineare ma a poco a poco si apriva a cono, perché più ti muovevi più vedevi, più vedevi e più rischiavi, oltre alla morte e alla mutilazione, meno te ne saresti ritrovate un giorno, come ‘sopravvissuto’. Alcuni di noi si aggiravano per la guerra come pazzi finché non riuscivano più a vedere dove ci portava quella corsa, solo la guerra su tutta la superficie e penetrazioni sporadiche, improvvise. Finché potemmo disporre di elicotteri come taxi ci volevano una vera spossatezza o una depressione al limite del collasso o una dozzina di pipe d’oppio per tenerci almeno apparentemente calmi, ma ancora scorrazzavano dentro la nostra pelle come se qualcosa ci inseguisse, ha ha, la Vida Loca”
Tratto da “Dispacci”, di Michael Herr
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