Memento audere semper!
Capita così di risvegliarsi in case di campagna non meglio identificate. Fuori il caldo e il cantare dei grilli, sullo scaffale i libri di Hesse, Pennac e Pakarov. Bello come l'amore di prima mattina. Bello come sentirsi belli. Bello come la bella sensazione di sentirsi a casa. Metto il naso fuori dall'uscio, un vecchio campo sportivo sulla sinistra e un mattatoio ormai in disuso sulla destra. E' tempo di passeggiare!
Non entravo in un cimitero da cinque anni, sei mesi e otto giorni. Ecco, se ad esempio fossi un antropologo scriverei una tesi di dottorato sui cimiteri. L'atmosfera solenne, la signora che spazza all'ingresso, la ragazza in lacrime di fronte ad una lapide, il selciato e la breccia, l'annaffiatoio e i fiori secchi. In alto il cielo azzurro, un sole che ammazza e i grilli ancora a cantare. Tolgo gli occhiali da sole e asciugo il sudore: eppure io qui ci sono già stato. Forse una ventina di anni fa, forse di più. Ma sì, è il paese di mio nonno, qui sono sepolti i suoi genitori. Di mio nonno ricordo soprattutto due cose: i suoi racconti di quando, da giovane, i tedeschi fecero visita a casa sua; e di quando mi diceva di non comportarmi mai da vigliacco. Memento audere semper! Faccio mente locale ed indovinate un po'!: trovo le lapidi dei miei bisnonni! Sì, li ricordavo così, in foto. Accanto a loro dei tristi fiori appassiti. Ci dovrà pur essere un fioraio in un cimitero! Ed invece no. Scendo in paese. La fioraia è una signora molto punk, di quelle che non ce ne sono più. Fuma in negozio e mi chiede se voglio dei fiori per la mia bella. No, per il campo santo li voglio i fiori. Allora cambia tono. Si guarda intorno. I gerani, i gerani sono fiori per i morti. Me ne dia due. Non ho soldi spicci. Non fa niente, "Me li porti un'altra volta i soldi". Signore punk come questa non ce ne sono più vi dico. Al cimitero fa ancora un caldo da morire e la ragazza è ancora in lacrime davanti la lapide. Raggiungo i miei bisnonni, infilo i fiori e pulisco la foto, così come vedevo fare mia madre quando ero piccolo. "Al campo santo non si corre!", mi ripeteva. Osservo questi due signori che non ho mai conosciuto, i genitori di mio nonno. Lui è nato nel 1894, lei nel 1902. Altri tempi. Di signori così non ce ne sono più. Osservo le lapidi, vorrei chiamare mio cugino, dirgli che sono di fronte alla tomba dei bisnonni che sono anche i suoi. Però penso che al cimitero oltre a correre sia vietato anche fumare e parlare al telefono. Quindi me ne esco, accompagnato dal canto dei grilli. Giusto il tempo per delle futili osservazioni:
- loculi minuscoli e abbandonati contro templi ed altari dei ricchi. Il classismo vince anche la morte;
- quei tanti "Cavalier Tal dei Tali" e "Dottore Avvocato De 'Sto Cazzo"... no, i titoli non si portano nell'aldilà: sfigati!
Compro il giornale, porto i soldi alla fioraia, colazione al bar (per fortuna che esistono i bar, io neanche me lo saprei immaginare un mondo senza bar!), caffè, cannolo al cioccolato e due chiacchiere col barista. Ripenso alla giovane bellissima conosciuta la sera prima, potrei anche chiederle di sposarmi, per lei smetterei di smettere, chiuderei questo blog, la porterei al mare in braccio, in montagna a cavalcioni, la porterei al cimitero e le mostrerei la tomba dei miei bisnonni, le parlerei di quando i nazifascisti occuparono il paese, le racconterei le favole di Andersen e le reciterei i canti maledetti di Rushdie. Per lei potrei anche chiederei ai grilli di smettere di cantare.
p.s. Insomma dai poteva andarmi anche peggio, molto peggio, tipo svegliarmi in città o, madre mia!, a Pechino.
Non entravo in un cimitero da cinque anni, sei mesi e otto giorni. Ecco, se ad esempio fossi un antropologo scriverei una tesi di dottorato sui cimiteri. L'atmosfera solenne, la signora che spazza all'ingresso, la ragazza in lacrime di fronte ad una lapide, il selciato e la breccia, l'annaffiatoio e i fiori secchi. In alto il cielo azzurro, un sole che ammazza e i grilli ancora a cantare. Tolgo gli occhiali da sole e asciugo il sudore: eppure io qui ci sono già stato. Forse una ventina di anni fa, forse di più. Ma sì, è il paese di mio nonno, qui sono sepolti i suoi genitori. Di mio nonno ricordo soprattutto due cose: i suoi racconti di quando, da giovane, i tedeschi fecero visita a casa sua; e di quando mi diceva di non comportarmi mai da vigliacco. Memento audere semper! Faccio mente locale ed indovinate un po'!: trovo le lapidi dei miei bisnonni! Sì, li ricordavo così, in foto. Accanto a loro dei tristi fiori appassiti. Ci dovrà pur essere un fioraio in un cimitero! Ed invece no. Scendo in paese. La fioraia è una signora molto punk, di quelle che non ce ne sono più. Fuma in negozio e mi chiede se voglio dei fiori per la mia bella. No, per il campo santo li voglio i fiori. Allora cambia tono. Si guarda intorno. I gerani, i gerani sono fiori per i morti. Me ne dia due. Non ho soldi spicci. Non fa niente, "Me li porti un'altra volta i soldi". Signore punk come questa non ce ne sono più vi dico. Al cimitero fa ancora un caldo da morire e la ragazza è ancora in lacrime davanti la lapide. Raggiungo i miei bisnonni, infilo i fiori e pulisco la foto, così come vedevo fare mia madre quando ero piccolo. "Al campo santo non si corre!", mi ripeteva. Osservo questi due signori che non ho mai conosciuto, i genitori di mio nonno. Lui è nato nel 1894, lei nel 1902. Altri tempi. Di signori così non ce ne sono più. Osservo le lapidi, vorrei chiamare mio cugino, dirgli che sono di fronte alla tomba dei bisnonni che sono anche i suoi. Però penso che al cimitero oltre a correre sia vietato anche fumare e parlare al telefono. Quindi me ne esco, accompagnato dal canto dei grilli. Giusto il tempo per delle futili osservazioni:
- loculi minuscoli e abbandonati contro templi ed altari dei ricchi. Il classismo vince anche la morte;
- quei tanti "Cavalier Tal dei Tali" e "Dottore Avvocato De 'Sto Cazzo"... no, i titoli non si portano nell'aldilà: sfigati!
Compro il giornale, porto i soldi alla fioraia, colazione al bar (per fortuna che esistono i bar, io neanche me lo saprei immaginare un mondo senza bar!), caffè, cannolo al cioccolato e due chiacchiere col barista. Ripenso alla giovane bellissima conosciuta la sera prima, potrei anche chiederle di sposarmi, per lei smetterei di smettere, chiuderei questo blog, la porterei al mare in braccio, in montagna a cavalcioni, la porterei al cimitero e le mostrerei la tomba dei miei bisnonni, le parlerei di quando i nazifascisti occuparono il paese, le racconterei le favole di Andersen e le reciterei i canti maledetti di Rushdie. Per lei potrei anche chiederei ai grilli di smettere di cantare.
p.s. Insomma dai poteva andarmi anche peggio, molto peggio, tipo svegliarmi in città o, madre mia!, a Pechino.
4 Comments:
bellissimo post
se tu mai scrivessi un libro, io lo comprerei.
se tu mai scrivessi un libro, io lo comprerei.
Il cimitero è l'unico posto in cui abbiamo tutto il tempo che ci serve per essere null'altro che noi stessi.
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