Mi piacerebbe giocare in un campo con il bar
“Gli antropologi hanno avuto sempre qualche difficoltà con il calcio [...] Il calcio ha significato troppo per me e continua a significare troppe cose. Dopo un po' ti si mescola tutto in testa e non riesci più a capire se la vita è una merda perché l'Arsenal fa schifo o viceversa. Sono andato a vedere troppe partite, ho speso troppi soldi, mi sono incazzato per l'Arsenal quando avrei dovuto incazzarmi per altre cose, ho preteso troppo dalla gente che amo, ok, va bene tutto, ma... forse è qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro... Come fai a capire quando mancano tre minuti alla fine e stai 2 a 1 in una semifinale, e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce, stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutti completamente persi, senza nient'altro nella testa. E poi il fischio dell'arbitro e tutti che impazziscono, e in quei minuti che seguono tu sei al centro del mondo... e il fatto che per te è così importante, che il casino che hai fatto è stato un momento cruciale in tutto questo, rende la cosa speciale, perché sei stato decisivo come e quanto i giocatori, e se tu non ci fossi stato a chi fregherebbe niente del calcio?! E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente: c'è sempre un'altra stagione”
“Febbre a 90°” (1997), di David Evans
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