Saturday, April 19, 2014

Però che palle gli addii: Irlanda.


Irlanda terra di agricoltori, musicisti e poeti. Cork paese dei balocchi, meno male che niente va male, meno male, meno male. Il crudista apre le danze di primo pomeriggio a mezza stagione, passando tra tappeti di lattine e prati innamorati, a metà tra Orione e Capricorno. Di come bruciare cento euro al bancone in ventinove secondi netti, viva gli irlandesi che mai hanno bisogno di una scusa per ubriacarsi. Di te porterò nello stivale la gioia di vivere nonostante la pioggia e la voglia di avere sempre voglia. Che bello, che bello, tornare a Corklandia! La tempesta di emozioni e l'affetto in un cono gelato. Non ricordo il tuo nome ma ricordo il tuo abbraccio. E i baci sulle guance. E le pacche sulle spalle. E i cazzotti sulle palle. Che palle. Se ti piace la musica è l'Irlanda il posto che fa per te, se invece la musica non ti interessa andrai dritto per dritto all'inferno e ti ci porteranno in barella. Non hai scuse. Nonostante il fondamentalismo cattolico, nonostante il verde e la differenziata, nonostante il rugby e il Cork city, nonostante i barbeque e il sidro alla pera, nonostante il pullman alle 19.00 e le tre ore e mezzo per l'aeroporto di Dublino, nonostante. Di Beamish si può anche morire, di peritonite ci auguriamo di no. Con le gambe che vanno da sole, lo zaino al sicuro e il fisico un po' meno, ricordi di mandarino militante e brindisi in barca, la griglia ancora d'aiuto e tre cani meglio di uno, meno male che niente va male, meno male, meno male. Take care Cork, and take care of my buddies there, they're good people and I know you know that. Se mai avrò un cane lo chiamerò Sughero e la gente si chiederà perché.  

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