L'uomo nella cabina telefonica.
Per me la cabina telefonica era simbolo di libertà. Alle medie andavo in una scuola dove si restava a fare pranzo e studiare fino al tramonto. Quando e se finivo i compiti prima del tempo chiedevo all'istruttore (un tipo pagato dalla scuola per seguirci nel pomeriggio) il permesso per andare a fare una telefonata. E qui entra in gioco la cabina. Armato del gettone (per chi fosse nato dopo i '90 il gettone era l'equivalente di 200 lire, abbastanza per fare una telefonata a casa) chiamavo i miei con voce da cane bastonato "ciao... ho finito i compiti... mi venite a prendere?". 9 su 10 andava bene. E uscivo prima dal dopo-scuola.
C'era una volta la cabina telefonica baby, e tutto andava bene. Al liceo la cabina telefonica la usavamo per fare gli scherzi telefonici: alla polizia con la bomba in tribunale, alla signora in pensione per la bolletta dell'ENEL, all'amico per dirgli che gli avevano fottuto il motorino. La cabina telefonica ammazzava la noia. Il telefono cellulare non esisteva, così come feisbuc o il computer portatile. Allora non esisteva neanche questo blog. Noi si aveva la cabina telefonica. Ed erano cazzi per tutti.
La cabina telefonica era ogni 300 metri. Alla stazione, nel bar, fuori la scuola, ai giardini, nel vicolo buio in fondo a sinistra. Un gettone e dall'altra parte rispondevano. Poi inventarono il telefono cellulare e la cabina andò lentamente in pensione. Oggi di cabine non se ne trovano più e se se ne trovano non sono più come quelle di una volta.
Però stasera, lungo la strada per il bar, ho notato una cabina e una persona al suo interno. Quasi non ci credevo. Sembrava di esser tornati indietro di vent'anni. Invece realtà: l'uomo nella cabina telefonica. A telefonare. Come nel Medioevo. Ho tirato dritto per il bar. Ma col sorriso e il ricordo dell'uomo nel bar.
Lui non lo sa. Ma questo post è dedicato a lui.
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