Friday, November 26, 2010

Raccontami le tue frustrazioni che poi ti racconto le mie...

Ecco un altro di quei giorni dove non hai voglia di fare niente. Nel mio caso: di mettersi sulla tesi non se ne parla proprio.

Ti alzi e resti in pigiama. O in tuta. Insomma, con quello che indossavi la sera prima e col quale hai anche passato la notte.

Comodamente seduto di fronte al tuo pc (che si alza ogni giorno prima di te. Direi quasi che non va mai a dormire) e resti in attesa di capire cosa fare pur di non fare quello che dovevi fare. Nel mio caso, ripeto: scrivere la tesi.

Mi sparo l'ultima puntata di Blob, tanto per sentirmi vicino agli studenti italiani in protesta. Poi l'ultima puntata di AnnoZero, tanto per sentirmi vicino ai mafiosi italiani in protesta.

Poi comincio il giro delle news dal mondo. E un paio d'ore se ne vanno così. Comincio ad aver fame e ho finito le sigarette. Ma non ho voglia di uscire. A Pechino la temperatura è sotto lo zero. Mi tengo quindi la fame. E la voglia di fumare.

E' a questo punto (e solo a questo punto) che un uomo si guarda al pc e pensa: "E va bene. Vado a farmi la barba". Controllo prima che ci sia dell'acqua calda. Spolvero il rasoio, messo da parte da un mese circa. Entro in bagno e ne approfitto anche per scaricare l'urina della sera prima, gelosamente conservata da qualche parte nel mio panzone peloso.

Ci metto una quarantina di minuti. Mi sono tagliato la barba. E mi sono dimenticato di tagliarmi i baffi. In compenso però mi sono tagliato tutta la parte inferiore del mento. Non fa male, ma butta sangue che dio la manda. Non riesco a capire dove sia la ferita. Evidentemente sono tutti tagli minuscoli. La lametta era nuova e la barba lunga: il rasoio elettrico dev'essere una grande invenzione.

Trovo qualcosa di inspiegabilmente affascinante nello scorrere del sangue. Colorare di rosso il lavandino. Mescolarsi con l'acqua caduta nel pavimento. Passano alcuni minuti così. Fortunatamente nessuno è venuto in bagno. Avrebbero potuto avvisare quelli dell'ospedale psichiatrico.

Non ho mai capito a cosa serva il dopobarba. Io ne ho una boccetta da quando avevo 16 anni. Dura a morire. Il dopobarba è una delle cose più inutili al mondo. Funzionale solo al masochismo. Me ne butto un po' sul mento, proprio dove sto continuando a perdere sangue. Che dolore! Per fortuna nel mio piano nessuno capisce l'italiano e tantomeno le bestemmie in italiano.

Rieccoci di fronte al pc. Ho davvero voglia di fumare. Arrivo alla mensa. Un pasto frugale, senza pensarci troppo. Sigarette in mano, torno di fronte al pc. Sbatto il muso contro uno di quegli articoli che ti fanno girare le palle. Quelli sono per me i peggiori, perché per deontologia professionale mi metto a scrivere all'autore e perdo un sacco di tempo a rileggere quanto scritto e cercare la sua e-mail in rete. Stavolta è toccato ad una giornalista di Hong Kong e ad una professoressa della mia università.
Il più delle volte non ti rispondono. Per fortuna. Mi risparmiano del tempo.

Un piacere al quale non rinuncio durante giornate simili: la doccia bollente. Fuori un freddo siberiano e tu nudo sotto una doccia bollente. Ad ognuno i suoi vizi.

E' arrivato il momento di un buon libro. La scelta verte tra un saggio sul marxismo femminista cinese in lingua inglese e un romanzo in lingua italiana. Vado per il secondo. Non voglio rischiare di trovare qualcosa di utile per la mia tesi.

E così se ne vanno altre due ore. Fuori è sempre più freddo e tira un vento da steppa mongola. Ulula. Ma davvero. Provo una strana sensazione: paura.

Qui devi decidere cosa fare: dormire. O trovare qualcos'altro da fare. Fortunatamente non ho tempo di scegliere perché uno studente kazako piomba in camera mia. Ha una decina d'anni meno di me. Non che abbiamo molto da raccontarci. Ma mi considera suo amico e viene spesso a trovarmi. Si siede nel mio letto, si accende una sigaretta e mi racconta le sue ultime scopate. Sono talmente annoiato che propongo di andare di sotto a scolarci un paio di birre.

Fuori ancora ulula il vento. Ma la sensazione di paura è passata. Seduti sui divanetti del primo piano del dormitorio, ci raggiungono altri studenti. Giovani, ubriaconi, fancazzisti. Mi sento il nonno del club. Per fortuna c'è anche qualche presenza femminile. Il più vecchio avrà ventidue anni.

Fortunatamente questa splendida giornata non è ancora destinata a finire e c'è sempre peggio al peggio. Mi chiama l'ex. "Ex" è un termine che odio. Ma che la gente ama usare. Insomma questa ragazza cinese mi dice di essere fuori (fuori dal dormitorio. Ma anche decisamente fuori di sé). Saluto i giovani del circolo alcolico di cui sono nonno e senatore a vita e raggiungo la cinese. Sclera un po', tanto per buttarmi addosso la sua merda e scrollarsi lo stress di una giornata di lavoro. Tanto per non annoiarci litighiamo di brutto.

Non ho voglia di tirarla per le lunghe. E non ho nulla da dire. Faccio per tornare in camera mia, anche perché fuori sono cinque sotto zero e io ancora in tuta sono. Lei mi segue. Non credo proprio, tu te ne vai a casa tua. Impazzisce del tutto. Urla, insulti, scenate da film. Teatrino insopportabile. La accompagno a casa tanto perché la giornata era cominciata nel segno del masochismo. Per fortuna sono le due di notte e le strade sono deserte.

Non sapevo ci fossero così tante espressioni per insultare una persona nella lingua cinese. Seguendo il suo monologo (altro che Saviano!) continuo a ripetermi che è tutta colpa mia. Non so di cosa, ma dev'essere necessariamente colpa mia. Non mi fidanzerò mai più, tantomeno con una donna.
Arrivati a casa. Entra ed esce di nuovo. Armata di coltello? Non lo sapremo mai. Io ne ho abbastanza e torno in camera mia.

Mezz'ora più tardi si presenta alla porta della mia stanza. Bussa, grida, insulta, minaccia. Spero tanto la porta regga. Mi distendo a letto. Ora sì ho paura davvero. Paura anche di accendermi una sigaretta. Resto ad ascoltare il battito sempre più forte del cuore. Improvvisamente il chiasso termina. Infila qualcosa sotto la porta. E' un'altra serie di insulti e di minacce. Nulla di nuovo insomma.

Starsi a chiedere "Ma perché!? Non le ho fatto nulla... Mi ha mollato lei... E senza alcun motivo..." è inutile e dannoso.

Il vento ha smesso di portarsi via le ultime foglie attaccate ai rami sbiaditi della Pechino autunnale.

Scommetto che non riuscirò a dormire...

2 Comments:

At 10:39 AM, Blogger laura modini said...

CIAO DANI
NO NIENTE FRUSTRAZIONI TI RACCONTO DEL PIACERE CHE HO NEL VEDERTI AL LAVORO NELL'arrabbiarti nel pensare insomma nel VIVERE.
VIVERE è faticoso ma sempre interessante
te lo dice una che di difficoltà e frustrazione ne vive a valanga tutti i giorni anzi tutte le ore
ma il tempo di pensarti con affetto è ben speso perchè mi da gioia
un abbraccio forte forte
laura

 
At 6:24 AM, Anonymous Andrea said...

Mi sembra la giornata che ho passato io ieri e che passerò probabilmente oggi.

Mi rinfranca.

Complimenti per lo stile!
Anche io odio i dopobarba.

 

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